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Via libera alla firma digitale per referendum e progetti di legge di iniziativa popolare

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di Giulio Pappa

Con l’approvazione della legge di bilancio 2021 si colma un divario tra normativa e realtà in materia di democrazia diretta, referendum e progetti di legge di  iniziativa popolare.

I commi 341 e seguenti della legge di bilancio lo sanciscono chiaramente: per rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena inclusione sociale delle persone con disabilità le firme e i dati possono essere raccolti in forma digitale senza aver bisogno di un’autenticazione. A partire dal 1° gennaio 2022, infatti, si potrà firmare online tramite le strumentazioni elettroniche (ad esempio SPID) previste dal codice dell’amministrazione digitale (art. 20 comma 1-bis) oppure con una piattaforma online ad hoc.

Secondo la legge di bilancio, il governo deve realizzare una piattaforma di raccolta delle firme digitali entro la fine del 2021 grazie ad un apposito fondo di 100 mila euro annui.

Finalmente, quindi, si sblocca una burocrazia lenta e ancora ampiamente ancorata all’uso della carta stampata. Viene così modificata la legge n. 352 del 1970 che disciplina la procedura di raccolta delle firme per referendum e leggi di iniziativa popolare: si tratta di una svolta storica per la democrazia diretta.

Non sappiamo se la Strategia Italia 2025 lanciata dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sarà sufficiente per recuperare posizioni rispetto agli altri paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società. Secondo il report DESI (Digital Economy and Society Index, 2020) della Commissione europea, infatti, l’Italia si trova al 25esimo posto (su 28) per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.

L’imponente campagna (si parla di molti miliardi di euro) annunciata dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per la rivoluzione digitale rappresenta un’occasione unica per l’Italia, come se fosse quasi un piano Marshall per la digitalizzazione.


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