La discussione sul Green pass ha eclissato ogni attenzione su punti sicuramente importanti quanto quelli sanitari e forse strategicamente più rilevanti. Si pensi alla riforma fiscale e a quella della giustizia che, scadenzate per il mese di luglio, sono tuttora, a metà settembre, dormienti. La riforma della giustizia approvata da una sola camera, riguarda la giustizia penale e non quella civile, segnalata come essenziale nel Next Generation EU, mentre la riforma del fisco, in tardiva uscita, non sembra rispondere alle esigenze di organicità sottolineate dallo stesso premier Draghi
di Renato Costanzo Gatti
La discussione sul Green pass ha eclissato ogni attenzione su punti sicuramente importanti come quelli sanitari e forse strategicamente più rilevanti. Penso alla riforma fiscale e a quella della giustizia. Le due riforme, scadenzate per il mese di luglio, sono tuttora, a metà settembre, dormienti. Ricordo che la riforma della giustizia approvata da una sola camera, riguarda la giustizia penale e non quella civile che era segnalata come riforma essenziale nel Next Generation EU (NGEU) italiano.
Per quanto riguarda la riforma fiscale le promesse erano altisonanti e le richieste europee erano chiare: sul primo punto ricordo che la riforma fiscale è fin dall’inizio uno dei punti del programma di Governo. E dovrebbe essere una riforma organica, in nome del principio espresso dallo stesso premier, Mario Draghi, in base al quale non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Il ministro delle Finanze, Daniele Franco, ha ribadito che i due capisaldi sono la riforma dell’IRPEF e la riduzione delle tasse sul lavoro; sul secondo punto ricordo che il Consiglio europeo ha costantemente sollecitato l’Italia, con riferimento al settore fiscale:
- a spostare la pressione fiscale dal lavoro, riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati;
- a contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti,
Ma, sempre parlando di riforma fiscale, ci sono due obiettivi di larghissima portata che ricordo essere (come disciplinato dal Reg. UE 2021/241):
- quale potrebbe essere il ruolo di NGEU nell’indirizzare il processo di integrazione europea verso un’ulteriore fase successiva costituita dalla creazione di una autentica “unione fiscale”;
- fino a che punto il “modello NGEU” potrebbe essere esteso nei prossimi anni all’intero sistema di finanza pubblica dell’UE (dibattito sulla c.d. “perennizzazione” di NGEU).
Di fronte a questo ampio orizzonte riformistico, quella che pare essere la riforma in tardiva uscita, è un aborto legislativo che ignorando molti obiettivi sembra prevedere:
- Eliminazione dell’Irap che non è un regalo alle imprese ma un regalo al capitale in quanto si allargano gli utili aziendali distribuibili per un importo di circa 25 miliardi (di cui circa la metà relativi a imprese pubbliche). Tale cancellazione non risulta in nessuno degli obiettivi sopra esposti, anche se qualcuno dice che ciò sarebbe una riduzione del costo del lavoro, che da tempo è escluso dalla base imponibile di questa imposta;
- Riduzione imposta sui capitali dal 26 al 23%. Misura anche questa squisitamente a favore del capitale e non prevista tra gli obiettivi. La motivazione filosofica sarebbe quella di un apodittico allineamento con l’aliquota Irpef relativa al primo scaglione.
- taglio del cuneo fiscale è stato avviato negli anni scorsi con il bonus in busta paga della Manovra 2021, misura a totale vantaggio dei lavoratori. Le nuove disposizioni 2021-2022, invece, dovranno alleggerire i costi delle imprese. L’indicazione dell’Europa non specificava se il taglio dovesse essere a favore del dipendente o dell’impresa; il governo pare scegliere il favore alle imprese ma nulla dice sulla copertura, che l’Europa indica nel taglio delle agevolazioni e nell’adeguamento delle rendite catastali. Ma appena si parla di quest’ultimo argomento ecco che si solleva il grido potente “NO ALLA PATRIMONIALE”.
- Eliminazione maxi scaglione Irpef. Propagandato come riduzione dell’Irpef sui redditi medio bassi, ma che al contrario è la riduzione dell’Irpef sui redditi da lavoro e pensionati e autonomi over 65.000 €, quindi medi e alti; i redditi bassi non hanno nessuna riduzione. Si persiste a non affrontare l’equità fiscale orizzontale. Infatti redditi di pari importo derivanti dal lavoro pagano più tasse di quelli derivanti dalla rendita. Alla faccia della Repubblica fondata sul lavoro!
- Iva. Silenzio di tomba. L’unica vera riforma consiste nella fatturazione elettronica inventata da Vincenzo Visco.
- Fallimento della riscossione. Non si vede nessun provvedimento per modificare un sistema di riscossione che denuncia 2.000 miliardi di imposte non riscosse.
- Lotta all’evasione. Qui pare esserci un provvedimento positivo consistente nella correzione di alcune norme di privacy che negano la possibilità di lotta all’evasione tramite l’accesso alle innumerevoli banche dati.
Non credo proprio che questa possa definirsi una riforma “organica” e che preluda ad una unione fiscale o a una perennizzazione del NGEU.