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I partiti al Quirinale scoprono le carte

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Consultazioni al secondo giorno, oggi si cominciano a sondare le delegazioni dei partiti dopo il rituale avvio con i presidenti delle Camere e il Presidente emerito della Repubblica. Se a Casellati e Fico è stato chiesto il dettaglio dei numeri parlamentari, Mattarella dai gruppi politici attende non tanto un giudizio sul premier dimissionario quanto le intenzioni su chi potrebbe eventualmente succedergli. E con quali programma e maggioranza.

Al momento M5s, Pd e Leu hanno annunciato che confermeranno Conte, per dar vita a un ter. Stessa proposta dovrebbe giungere dal neonato gruppo al Senato, Europeisti-Maie-Centrodemocratico. La consistenza numerica dei componenti di questa coalizione, però, almeno per il momento non garantirebbe la maggioranza assoluta senza il sostegno di Italia viva. E allora perchè il puzzle di questa crisi al buio cominci a definirsi occorrerà ascoltare i rappresentanti del partito di Matteo Renzi.

Da quel momento si apre un ventaglio di possibilità. In teoria, pallottoliere alla mano, se Iv non ponesse veti su Conte nulla vieterebbe di reincaricarlo già entro il fine settimana. In caso contrario, ci si comincerebbe ad addentrare in terre sconosciute.

Del resto, non per caso lo scenario che si aprirebbe sarebbe quello del mandato ‘esplorativo’, rispetto a un perimetro comunque ben definito, formula peraltro messa in campo per primo proprio da Mattarella. Così, se il Conte ter non avesse futuro, il Presidente della Repubblica potrebbe prendersi una rapida pausa di riflessione, convocare un secondo giro di consultazioni, conferire un incarico esplorativo a una figura istituzionale (si parla di Fico, stando almeno ai rumors che arrivano dai partiti) se non anche a chi, al termine dell’esplorazione, possa a sua volta risultare incaricato.

I partiti, si diceva. Da loro si attende chiarezza: al Colle si gioca a carte scoperte dopo le schermaglie via interviste e social. E chiarezza arriva da un altro teatro importante, quello dei fatidici ‘mercati’, dove l’andamento dell’altrettanto fatidico spread ha punteggiato in passato drammatici cambi di scena. Questa crisi in tempi di covid pare non preoccuparli, i mercati, visto che lo spread ieri ha chiuso (118 punti) pressochè stabile rispetto al giorno precedente.

Un dato che, letto con altre lenti, porta a pensare che l’opzione delle elezioni anticipate come unico sbocco sia considerata improbabile. Anche questo, un tassello verso la composizione del puzzle.

Fonte: politica agi


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