Uno studio internazionale, realizzato su più di 2.700 studenti delle scuole secondarie superiori, sfata il mito delle classi pollaio: in quelle più piccole il rendimento è peggiore
AGI – Le classi composte da un numero ristretto di alunni influiscono negativamente sul profitto scolastico dei bambini e non favoriscono la volontà di recuperare e migliorare negli allievi provenienti da famiglie a basso reddito. A rivelarlo uno studio internazionale, pubblicato sull’International Journal of Science Education. I dati relativi a più di 2.700 studenti, che vivono in una condizione economica svantaggiata, delle scuole secondarie superiori mostrano che la riduzione del numero di alunni nelle classi non porta a voti migliori. Secondo gli autori dello studio, ridurre le dimensioni delle classi potrebbe addirittura diminuire le probabilità per i ragazzi di ottenere i risultati migliori. Anche la quantità di insegnanti non aumenta le probabilità che gli alunni provenienti dai contesti più poveri ottengano risultati accademici, nonostante le preoccupazioni per la carenza di personale nelle scuole. Secondo i ricercatori, invece, un profitto alto e costante è garantito dalla qualità di insegnamento dei professori, come fissare standard disciplinari elevati e utilizzare le proprie competenze per migliorare l’apprendimento. Gli autori dello studio, che hanno esaminato dati provenienti da Cina e Giappone, esortano ora i politici a investire maggiormente in insegnanti di alta qualità e a non sprecare risorse per ridurre il numero di bambini in ogni classe.
“Questo studio sostiene l’idea che la qualità degli insegnanti, piuttosto che la quantità, sia la principale garanzia di resilienza degli studenti – ha detto l’autore principale, Tao Jiang, dell’Università di Taizhou, il cui gruppo di ricerca comprendeva anche esperti della sua istituzione e di altre università cinesi -. Insegnanti di qualità, che impiegano efficacemente i metodi di apprendimento e gestiscono la disciplina in classe, aumentano le probabilità che gli individui diventino studenti resilienti. D’altra parte enfatizzare la riduzione delle dimensioni delle classi nelle scuole potrebbe non giovare alla determinazione, non stimolando gi alunni. Un’eccessiva riduzione delle dimensioni delle classi non è necessaria, poiché è dannosa per l’emergere di studenti con alti livelli di determinazione – ha continuato Jiang -. Invece di stanziare risorse finanziarie per ridurre le dimensioni delle classi, sarebbe più efficace investire per formare insegnanti di alta qualità”.
La resilienza accademica è definita come la capacità di un individuo di resistere alle avversità e di ottenere buoni risultati scolastici. Non è fissa, e quindi può essere migliorata, ed è legata a ciò che accade nelle scuole e nelle classi. Gli autori di questo studio hanno cercato di identificare le qualità e le caratteristiche di 1.594 studenti di indirizzi scientifici, che si trovano in contesti economici svantaggiati, in Giappone, e 1.114 nella regione di Macao, in Cina. L’età variava dai 15 ai 16 anni circa e le dimensioni delle classi da 15 alunni o meno a più di 50. I partecipanti sono stati raggruppati in base a un livello di resilienza basso, medio o alto. I ricercatori hanno esaminato quali fattori di classe, risorse scolastiche e cultura scolastica aumentavano le probabilità di rientrare nel gruppo di alto livello. Tutti gli studenti dello studio avevano partecipato al Programme of International Student Assessment del 2015, un’indagine internazionale basata su questionari. PISA misura la capacità degli studenti di utilizzare le loro conoscenze in lettura, matematica e scienze. I livelli di disciplina e di supporto degli insegnanti sono stati tra i molti aspetti misurati da PISA. Gli studenti sono stati valutati anche in base alla motivazione e al grado di ansia durante gli esami. I risultati hanno rilevato in un terzo degli studenti un alto livello di resilienza, un quarto un basso livello e il resto un livello medio. Gli studenti con un alto livello di resilienza erano molto positivi nei confronti della scuola, delle scienze e delle loro future carriere. Inoltre, dedicavano più tempo degli altri all’apprendimento delle scienze, ma provavano ansia per gli esami.
Secondo gli autori, gli insegnanti di scienze e i loro metodi di insegnamento svolgono un ruolo cruciale nella costruzione della resilienza degli studenti. I risultati mostrano che questi studenti hanno beneficiato della disciplina in classe, dell’istruzione diretta dall’insegnante, dell’insegnamento basato sull’indagine e del sostegno dell’insegnante. In Giappone, l’indicatore più solido di un alto livello di resilienza è stato l’insegnamento basato sull’indagine, mentre a Macao è stato l’insegnamento diretto dall’insegnante. Per quanto riguarda le dimensioni delle classi, quelle più piccole non hanno avuto alcun impatto sulla resilienza. Al contrario, un aumento delle dimensioni della classe di un solo grado ha allargato di 1,2 volte le probabilità che gli alunni svantaggiati in Giappone raggiungessero i risultati migliori. Altre evidenze dello studio mostrano che il comportamento scorretto in classe o a scuola mina, in generale, la resilienza. La ricerca mostra la necessità di insegnanti che impartiscano la disciplina, facciano rispettare le regole, guidino gli studenti e preparino le lezioni in linea con le esigenze degli studenti. Lo studio non ha analizzato i cambiamenti nella gestione delle classi rispetto a prima della pandemia. Su questa base, gli autori suggeriscono che sono necessari ulteriori studi su come il COVID-19 abbia influenzato l’insegnamento nel contesto della resilienza degli studenti.