Vladimir Putin ha ottenuto circa il 76 per cento dei voti. Tre elettori di quattro in Russia, dunque, sono dalla sua parte. L’affluenza non ha raggiunto il 70 per cento ma non è andata lontana dall’obiettivo che si era prefissato il governo: ha partecipato il 67,4 per cento.
Senza alcuna sorpresa, lo “zar” della Russia Vladimir Putin è stato rieletto a 65 anni per un nuovo mandato alla guida del suo paese. Sarà presidente della nazione euro-asiatica per altri sei anni, fino al 2024. Il leader, che è al potere ininterrottamente dal 2000, avrà a quel punto passato un quarto di secolo al posto di capo di stato (o di primo ministro, nel corso della presidenza di Dmitri Medvedev, tra il 2008 e il 2012).
Ma se l’esito delle elezioni presidenziali e legislative di domenica 18 marzo era facilmente prevedibile, per Putin l’obiettivo era consolidare il suo potere, garantendosi carta bianca per il suo ultimo mandato. Per questo puntava al “70-70”, ovvero il 70 per cento dei suffragi in suo favore e il 70 per cento di affluenza alle urne. Entrambi i risultati sono stati sostanzialmente raggiunti. Mentre non è ancora ufficiale il dato della quota di elettori, sui quasi 109 milioni chiamati ad esprimersi, che si è recato alle urne, sembra ufficiale che Putin abbia convinto più di sette elettori su dieci. Secondo l’istituto demoscopico Fom, il presidente russo avrebbe ottenuto il 76,3 per cento. La Commissione elettorale centrale lo dà invece vincente con il 71,97 per cento, sulla base del 21,3 per cento di schede scrutinate.
Vladimir Putin è stato rieletto presidente della Russia. Rimarrà in carica fino al 2024 © Chris McGrath/Getty Images
Rielezione e affluenza alta: la doppia vittoria (contestata) di Vladimir Putin
Che la partecipazione (almeno quella ufficiale) sarebbe stata elevata lo si era capito fin dalla mattinata: alle 14 ora locale (le 12 in Italia) il dato dell’affluenza era al 34,72 per cento, in crescita rispetto allo scrutinio del 2012. Alle 18 ora di Mosca, poi, il tasso è stato indicato al 52,71 per cento dalla Commissione elettorale centrale: quattro punti in più rispetto alle elezioni precedenti. E nelle regioni dell’estremo oriente russo, nelle quali le operazioni di voto erano già terminate, l’agenzia di stampa Tass aveva parlato di dati superiori al 60 o al 70 per cento. Ciò è stato possibile grazie al gigantesco battage mediatico ordinato dal governo ma anche alle pressioni esercitate su determinate categorie – studenti in testa – affinché andassero a votare.
La ong specializzata Golos aveva parlato di voto imposto a dipendenti o a intere università, di bus organizzati dalla polizia per portare i cittadini ai seggi e perfino di buoni sconto distribuiti per “incentivare” gli indecisi. Ma cosa ha spinto gli elettori a confermare Putin al potere? Secondo Isabelle Mandraud, corrispondente a Mosca del quotidiano francese Le Monde, “il principale asso nella manica del leader russo è l’assenza di un’alternativa considerata credibile”. Il principale avversario e oppositore dell’ex agente dei servizi segreti sovietici, Alexei Navalny, è stato infatti dichiarato ineleggibile dalla commissione elettorale.
Vladimir Putin in compagnia dell’allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, nel 2010 © Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
Si trattava della sola personalità che avrebbe potuto rendere un po’ meno scontati i risultati. Pur non potendo partecipare alle elezioni, il militante anti-Putin ha dispiegato in tutta la Russia 33mila osservatori per monitorare i possibili brogli: Golos alle 14 aveva già parlato di 1.839 casi di irregolarità nelle urne. Alcuni video pubblicati online dimostrerebbero casi di brogli.
E Navalny ha contestato anche i dati relativi all’affluenza: già nel pomeriggio di domenica aveva parlato di “dati reali di un dieci per cento inferiori rispetto a quelli comunicati dal governo”. In un tweet, Piotr Verzilov, uno degli osservatori presenti in Cecenia, ha citato i dati di quattro seggi di Grozny, con affluenze comprese tra il 29 e il 38 per cento.
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