AGI – Continua il testa a testa tra Lega e Fratelli d’Italia per la palma (virtuale) di primo partito del Paese. Se la scorsa settimana la nostra Supermedia aveva fotografato – per la prima volta dopo ben tre anni – il clamoroso sorpasso di FDI, oggi i due competitor risultano perfettamente appaiati, entrambi con un 20% tondo. Di un certo interesse è il fatto (alquanto insolito) che entrambi facciano registrare un calo rispetto a due settimane fa, come se la competizione che finora ha seguito una sorta di dinamica di “vasi comunicanti” (quando uno dei due partiti scendeva, l’altro saliva) si sia trasformata improvvisamente in un gioco a somma negativa.
L’elemento di maggior rilievo, però, è con ogni evidenza un altro: e cioè il forte recupero del Movimento 5 Stelle, che guadagna oltre un punto risalendo dal 15 al 16,1 per cento. Si conferma la regola secondo cui i sondaggi sono in grado di fotografare degli orientamenti di voto in seguito a eventi di un certo impatto, ma solo dopo diversi giorni, quando essi si sono “sedimentati” nell’opinione pubblica (quest’ultimo è anche uno dei motivi per cui la nostra Supermedia mostra le variazioni rispetto al dato di due settimane prima).
Il “nuovo corso” del Movimento 5 Stelle, con la pace tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte e l’intesa sul nuovo statuto – che verrà sottoposto a breve al voto degli iscritti via web – è stato oggetto di un’indagine dell’istituto Euromedia. Secondo questa indagine, quasi 4 italiani su 10 ritengono che adesso una leadership di Conte sia in grado di rilanciare il M5S, percentuale che sale al 90% tra gli attuali elettori del Movimento fondato da Beppe Grillo. La ritrovata unità e un consenso interno così ampio sulla figura del nuovo leader contribuiscono certamente a spiegare la crescita rilevata dalla Supermedia.
Apparentemente, l’aumento dei consensi verso il M5S avviene a scapito dei primi 3 partiti, che sono racchiusi in meno di un punto percentuale, con il PD in terza posizione (anch’esso in lieve flessione come Lega e FDI). Altro elemento degno di nota è il dato dei due soggetti a sinistra del Partito Democratico, entrambi sopra il 2%. Messi insieme, le due (ex) componenti del cartello Liberi e Uguali – ossia Articolo 1-MDP e Sinistra Italiana – valgono il 4,4%, il valore più alto da inizio legislatura (apertasi con le elezioni del 4 marzo 2018 in cui LeU ottenne un deludente 3,4%).
Nel frattempo, l’attualità politica continua a essere dominata sul dibattito relativo ai vaccini, e in particolare intorno al Green pass deciso dal Governo. Come abbiamo visto, i No Vax – comunque li si voglia definire – sono una minoranza della popolazione, anche piuttosto esigua; il che però non ha impedito ad alcuni esponenti politici (di opposizione, ma anche di maggioranza) di mettere in discussione finanche l’opportunità di indurre i cittadini a vaccinarsi, provocando una decisa reazione da parte del premier Draghi e persino un richiamo esplicito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Quando si parla di No Vax, bisogna però tenere a mente non solo che si tratta di una minoranza: ma anche che, tra chi è poco o per nulla incline a vaccinarsi, il sentimento predominante è il timore rispetto a eventuali effetti collaterali spiacevoli, se non addirittura gravi. Su questo, due distinte rilevazioni recenti concordano: il timore di effetti collaterali sconosciuti è di gran lunga la prima motivazione addotta da chi non vuole vaccinarsi (o è ancora indeciso), citata dal 58% del campione interpellato dall’istituto SWG e dal 45% di quello intervistato da Demopolis.
#vaccinoCovid : il 15% degli #italiani è indeciso o contrario. Il #timore di effetti collaterali e l’idea che non sia stato adeguatamente testato i freni maggiori pic.twitter.com/IDG1c6Qa2f
— SWG (@swg_research)
July 27, 2021
Un altro tema “scottante” nell’ultimo periodo è stata la riforma della giustizia presentata dal Ministro Marta Cartabia, approvata all’unanimità in Consiglio dei Ministri e poi oggetto di critiche e ritrattazioni (soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle) in seguito ai rilievi mossi pubblicamente dal mondo della magistratura. In attesa che vengano pubblicati sondaggi relativi alla conoscenza dei singoli provvedimenti, nelle scorse settimane è stato registrato un atteggiamento tendenzialmente favorevole rispetto alla riforma nel suo complesso.
Lo scorso 13 luglio, gli italiani intervistati da Euromedia si dicevano in maggioranza (46%) concordi con l’affermazione che questa riforma costituisca “un importante primo passo”, con addirittura un 6% di entusiasti, convinti che essa avrebbe “sistemato tutto”; per contro, il 21% mostrava un atteggiamento negativo, non perché reputasse la riforma dannosa (come denunciato da alcuni magistrati e da certi quotidiani), bensì perché “non importante”, “fumo negli occhi”.
Un sondaggio condotto dall’istituto Piepoli la settimana successiva ha mostrato come quasi 2 italiani su 3 fossero molto (23%) o abbastanza (41%) favorevoli alla riforma Cartabia, mentre solo il 18% fosse contrario. Ma i dati sui partiti ci dicono molto di come anche questo tema sia a forte rischio polarizzazione, sulla scia del dibattito politico che si è sviluppato intorno a esso: secondo Piepoli, infatti, il numero di favorevoli alla riforma risulta molto superiore tra gli elettori di centrodestra (81%) e di centrosinistra (PD e alleati, 75%) che nel Movimento 5 Stelle, dove il tasso di approvazione è di poco superiore alla metà (57%).
Le critiche maggiori alla riforma Cartabia, provenienti da magistrati e intellettuali storicamente vicini al mondo pentastellato, potrebbero certamente avere effetti negativi sull’orientamento degli italiani verso la riforma, ma anche verso la ministra stessa. Alcuni mesi fa, tanto per dare un’idea, Marta Cartabia figurava al secondo posto, con il 13%, tra le figure “quirinabili” che gli italiani avrebbero voluto come Presidente della Repubblica dopo Mattarella (al primo posto, con il 27%, si trovava Mario Draghi).
Certo, si trattava di risposte che riflettevano suggestioni che da tempo circolano sugli organi di informazione. Ma è indicativo di quanto il tema sia delicato, non solo per l’importanza che ha in Italia la riforma della giustizia (a maggior ragione se si considera che è una riforma “strategica” per ottenere i fondi europei), ma anche per la posizione della ministra Cartabia, che sul piano del consenso – e delle conseguenti prospettive istituzionali – ha molto da perdere.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 15 al 28 luglio, è stata effettuata il giorno 29 luglio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati.
I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Euromedia (data di pubblicazione: 24 luglio), Ipsos (data di pubblicazione: 25 luglio), Ixè (data di pubblicazione: 23 luglio), Piepoli (data di pubblicazione: 22 luglio), SWG (date di pubblicazione: 19 e 26 luglio) e Tecnè (date di pubblicazione: 17 e 24 luglio).
La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.
Source: agi