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Natalità: studio, 1 giovane su 3 la teme senza rete sicurezza

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Le preoccupazioni economiche rappresentano uno dei fattori significativi per cui non si fanno figli, con gli adulti che danno una valutazione più alta (9 su 10) a questa motivazione rispetto ai giovani (6 su 10): non si mettono al mondo figli perché “costano”. Anche le limitazioni legate alla carriera e al tempo personale determinate dalla nascita di un figlio rappresentano una forte motivazione per non avere figli, riscontrabile in entrambi i gruppi; questo dato sembra indicare un conflitto interiore tra il desiderio di affermazione personale e la scelta della genitorialità. Inoltre, all’interno del campione, le donne adulte valutano in misura maggiore rispetto ai giovani la paura della gravidanza, che ottiene una valutazione di 7,5 su 10, e gli eventuali problemi di salute ad essa correlati. Tra i motivi per cui si sceglie di non diventare genitori, una valutazione piuttosto alta, pari a 8 su 10 per entrambe le fasce d’età, riguarda il fattore legato ai “convincimenti personali”, un dato significativo che evidenzia come l’attitudine verso la genitorialità sia cambiata in una parte della popolazione giovanile. Ciò che un tempo veniva letto attraverso le lenti della speranza e dell’ottimismo verso il futuro (la decisione di diventare genitori), oggi viene subordinato all’interrogativo sul “cosa viene dopo” avere un figlio. “Con la ricerca Per una Primavera demografica – ha sottolineato Gaetano Quagliariello, Presidente Fondazione – Magna Carta ha voluto realizzare un’indagine quantitativa e qualitativa sulle cause profonde del calo delle nascite in Italia, evidenziando in particolar modo come alle ragioni economiche e lavorative che ostacolano la scelta di mettere al mondo dei figli si affiancano paure, resistenze e nuove fragilità. Per rispondere a questa sfida, si vuole offrire un nuovo modello di partenariato tra pubblico e privato in cui le istituzioni possano supportare le aziende impegnate in percorsi utili a favorire la natalità e la genitorialità. In virtù di ciò, la Fondazione ha elaborato una serie di proposte ispirate alle buone pratiche aziendali individuate nella ricerca – dagli asili nido diffusi al voucher baby-sitter, dai meccanismi di decontribuzione al credito d’imposta per le aziende che programmano investimenti nella conciliazione – già sottoposte all’attenzione del decisore politico. Ora guardiamo avanti: quest’anno Magna Carta ha deciso di istituire un Osservatorio sulla crisi demografica per continuare a indagarne le cause, valutare politiche pubbliche favorevoli alle imprese e sostenere giovani e famiglie. Ringrazio ancora una volta i nostri partner JOINTLY, WellMakers by BNP Paribas, Engineering e Prysmian, che hanno permesso di realizzare la ricerca Per una Primavera demografica”.In Italia quasi un giovane su 3 mostra “una palpabile esitazione” davanti alla scelta di diventare genitore senza la garanzia di una rete di sicurezza collettiva in grado di ridurre le preoccupazioni legate alla dimensione familiare. Questa una delle principali evidenze emerse dalla ricerca “Per una Primavera demografica” realizzata dalla Fondazione Magna Carta con l’obiettivo di indagare le cause profonde della denatalità e avanzare una serie di proposte per invertire il trend negativo delle nascite. I risultati dello studio sono stati presentati oggi a Roma, alla presenza della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella; della Sottosegretaria alla economia e alle finanze, Lucia Albano; e del Commissario straordinario Sisma 2016, Guido Castelli. “Per una Primavera demografica” è la tappa di un percorso che Fondazione Magna Carta intende proseguire nei prossimi anni istituendo l’Osservatorio sulla crisi demografica: uno strumento per condurre indagini sul campo coinvolgendo tutti i soggetti protagonisti di questa tematica. Struttura e metodologia della ricerca Alla ricerca ha partecipato un campione di 1072 persone suddiviso tra giovani (tra i 17 e i 28 anni) e adulti over 29. A questi si aggiungono i rappresentanti di alcune categorie specifiche, in particolare 400 insegnanti, 60 operatori sanitari e 70 psicologi. Una parte dello studio, dedicata al ruolo che i sistemi di welfare aziendale possono avere nel sostegno alla natalità, è stato realizzato con la collaborazione di JOINTLY, Engineering, WellMakers by BNP-Paribas e Prysmian Group, che rappresentano oltre 30mila dipendenti con quasi 900 sedi operative a livello nazionale. Inoltre, ci si è avvalsi della collaborazione di altre sei aziende[1] che operano nei settori della distribuzione alimentare, della cosmesi e dell’abbigliamento. Se la prima parte della ricerca ha indagato le motivazioni per cui non si fanno più figli, la seconda ha approfondito le buone pratiche di welfare aziendale che le imprese mettono in campo per favorire la maternità, la paternità, la conciliazione e in generale il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori. Tra le cause per cui non si fanno più figli, le risposte più frequenti date dai Giovani protagonisti dell’indagine (“non voglio un figlio adesso”, “c’è tempo”, “lo faremo quando sarà il momento”) esprimono una logica del rinvio che sposta la scelta genitoriale ad un’età più avanzata. (AGI)