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NATALE AL MUSEO. “La morte di Socrate” di Jacques-Louis David (1787)

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di Gianni De Iuliis

LA MORTE DI SOCRATE– JACQUES-LOUIS DAVID (1787)

Tecnica: olio su tela; Dimensioni: 129,5 × 196,2 cm; Luogo: Metropolitan Museum of Art, New York

Jacques-Louis David è uno dei principali esponenti del Neoclassicismo. A soli 27 anni, nel 1775, ottenne l’ambitissimo Prix de Rome (una borsa di studio istituita dallo stato francese per gli studenti più meritevoli nel campo delle arti. Ai vincitori era data la possibilità di studiare all’Accademia di Francia a Roma, fondata da Jean-Baptiste Colbert nel 1666) che gli permise di raggiungere l’Italia. Riuscì a studiare direttamente l’arte classica, quella rinascimentale (Leonardo, Michelangelo e Raffaello) e barocca (Caravaggio). Inoltre venne a conoscenza degli scritti di Winckelmann, principale teorico del Neoclassicismo, di cui David divenne il massimo esponente in Francia.

Al suo ritorno da Roma fondò l’École de David, un atelier frequentato da circa 470 allievi. L’espressione fu anche il simbolo di un’epoca pittorica, a rimarcare l’influsso determinante che esercitò sulla pittura dell’epoca.

La vita di David è caratterizzata da un intreccio tumultuoso tra arte e politica. Egli attraversa l’Ancien Régime, durante il quale si realizza definitivamente il suo passaggio al Neoclassicismo.

Nell’opera che proponiamo David raffigura gli ultimi momenti della vita di Socrate, celebrando il filosofo greco condannato a morte. Socrate è disteso su un letto, con il busto sollevato, coperto solo da un telo bianco. Con la mano sinistra indica verso l’alto, con la destra sta afferrando la coppa con la cicuta che gli porge un discepolo. Sul letto è appoggiata una cetra e una grossa catena scende fino a terra e termina in primo piano con una cavigliera aperta. È circondato dai suoi discepoli. A sinistra, seduto ai piedi del letto, assorto, un uomo anziano, Platone. David probabilmente lesse il Fedone di Platone, che racconta l’ultimo giorno di Socrate, morto nel 399. Il filosofo condannato a morte trascorse gli ultimi momenti della sua vita insieme ai suoi scolari parlando dell’immortalità dell’anima.

David è molto affascinato dalla figura di Socrate. Per le vicende della sua vita e della sua filosofia che lo condussero al processo e alla condanna a morte il filosofo greco è stato considerato il primo martire occidentale della libertà di pensiero. L’influenza di Socrate si è esercitata su un’intera generazione finché fu accusato da tre democratici come corruttore della gioventù e come colui che non riconosceva le divinità tradizionali. Fu condannato a morte. Durante le varie fasi del processo Socrate avrebbe potuto scagionarsi o scappare, o chiedere una pena più mite o andare in esilio. Ma di fronte a queste opportunità decise di rimanere fedele alla sua missione e di andare incontro al suo destino.

La vicenda di Socrate deve essere contestualizzata nell’Atene del V secolo. Il nuovo governo di Atene, che era democratico, assunse una fisionomia conservatrice per cui guardava al passato come un patrimonio glorioso da conservare, tendendo a chiudersi a ogni novità. Per tali ragioni i democratici erano contro un personaggio come Socrate, scomodo e politicamente scorretto, un filosofo spregiudicato che talvolta metteva in discussione la religione tradizionale. Inoltre Socrate era avvertito come un avversario politico, infatti il filosofo era aristocratico in politica, convinto che il governo dovesse essere in mano ai competenti. A parte gli aspetti politici e religiosi, la morte di Socrate, il quasi volontario gesto di bere la cicuta rappresenta la testimonianza di un’assoluta fedeltà del filosofo a se stesso e ai propri principi. Platone presenta il suo maestro come un uomo che ha insegnato la giustizia e la fedeltà alle leggi per tutta la vita. Bere la cicuta è un atto di estrema coerenza con i suoi insegnamenti. Fuggire sarebbe stato smentire tutta la sua vita, la sua opera di maestro. Socrate affermava che l’uomo è società, è tale in quanto legge. Chi rifiuta le leggi cessa di essere uomo. Le leggi si devono migliorare o cambiare, ma non violare. Egli ha pertanto scelto la condanna alla fuga, preferendo morire rispettando le leggi piuttosto che vivere violandole. David si concesse alcune licenze in questo dipinto, senza essere particolarmente filologico. Platone, seduto ai piedi del letto, è raffigurato come un anziano, mentre all’epoca era molto giovane. Tra l’altro non era presente all’ultimo dialogo. Socrate invece è idealizzato e adattato ai canoni neoclassici. È dipinto con un corpo prestante e giovanile, mentre in realtà era molto consumato dall’età.

Winckelmann sosteneva che l’unico modo per divenire grandi e, se possibile, inimitabili, è di imitare gli antichi. Disse: «il contrario del pensiero indipendente è la copia, non l’imitazione». Quindi non copiare fedelmente le figure antiche: auspicava un ritorno allo spirito, non alla lettera della antichità. David in questo dipinto, anche grazie alle sue soluzioni formali poco filologiche, riesce a raffigurare il tragico soccombere dell’intellettuale nei confronti del potere della politica. Inoltre la figura di Socrate che è indifferente verso la cicuta e a pochi attimi della sua morte continua a insegnare con trasporto ai suoi allievi disperati e commossi, è proprio raffigurata come il primo martire del pensiero occidentale. David condivide con il filosofo greco e con il dialogo platonico l’atto di condanna contro le prepotenze dei politici e la difesa dell’autonomia dell’intellettuale nei confronti del potere.