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NATALE AL MUSEO. “Dante e Virgilio” di William-Adolphe Bouguereau (1850)

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di Gianni De Iuliis

DANTE E VIRGILIO; WILLIAM-ADOLPHE BOUGUEREAU (1850)

Tecnica: olio su tela; Dimensioni: 280.5×225 cm; Luogo: Musée d’Orsay, Parigi

William-Adolphe Bouguereau appartiene alla corrente dell’Accademismo, una corrente pittorica nata in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Essa è anche definita con intenti derisori Art pompier (in italiano «pompiere»), per ragioni ancora oggi poco chiare: probabilmente la più accreditata e bizzarra teoria fa riferimento alle figure degli eroi rappresentate dai pittori accademici con elmi molto simili ai caschi dei pompieri. In generale il giudizio su questa corrente pittorica è sempre stato piuttosto negativo da parte della critica: è stata considerata un’arte vacua, finalizzata a compiacere il potere politico, ancorché formalmente perfetta e magistrale, accademica appunto.

L’arte di William-Adolphe Bouguereau è stata molto apprezzata quando l’artista era ancora in vita. In particolare gli si riconosceva la perfetta padronanza della tecnica e la sua capacità eclettica di fondere elementi neoclassici, romantici e realisti, oltre che le doti d’insegnante: fu uno dei docenti più apprezzati e richiesti dell’École des Beaux-Arts e dell’Académie Julian di Parigi. Dopo la sua morte cadde nel dimenticatoio. Fu rivalutato a partire dal 1980. Oggi è considerato uno dei migliori artisti dell’Ottocento.

Il quadro ritrae un episodio del canto trentesimo della Commedia di Dante, ambientato nella decima bolgia dell’ottavo cerchio, ove sono puniti i falsari. In particolare Capocchio, un eretico condannato a morte come alchimista, inserito da Dante tra i «falsari di metalli», subisce l’aggressione di Gianni Schicchi de’ Cavalcanti, cavaliere medievale condannato per falsificazione di persona e inserito da Dante tra i «falsari di persona». Schicchi si avventa su Capocchio e lo morde sul collo.

William-Adolphe Bouguereau riproduce su tela questo episodio con estrema maestria, riuscendo a coinvolgere emotivamente e fisicamente l’osservatore, provocando disagio, orrore e paura. Al centro della scienza i due corpi impegnati nel combattimento, che sembrano avvinti e formano un perfetto trapezio. Dietro lo sgomento di Dante e Virgilio, che osservano impauriti la scena, con Virgilio che stringe il braccio di Dante, quasi a cercare conforto, come uno spettatore al cinema che brandisce il corpo del suo vicino durante una scena di orrore. Sullo sfondo un demone che osserva tutta la scena e sembra compiacersi, con uno sguardo sghignazzante e le braccia conserte. Sulla destra in basso, in secondo piano, un dannato che giace al suolo sofferente. La scelta dei colori è tanto scolastica e accademica quanto efficace: tinte rosse e marroni per rendere l’atmosfera della bolgia infernale, che contrastano con il pallore dei corpi che emerge a tutto tondo sullo sfondo infernale. Sembra quella del combattimento una scultura, con attenzione realistica nel rendere i corpi dei due dannati, frutto probabilmente di un attento studio anatomico, con particolare evidenza della muscolatura di Capocchio e Schicchi.

Un particolare è sfuggito al maestro: Dante racconta che i falsari di metalli sono condannati a soffrire la lebbra («ditemi chi voi siete e di che genti; / la vostra sconcia e fastidiosa pena / di palesarvi a me non vi spaventi […] Onde l’altro lebbroso, che m’intese, / rispuose al detto mio»), ma il corpo di Capocchio non presenta assolutamente tracce della malattia. Disattenzione o retaggio dell’accademismo e degli influssi neo-classici che sono alla base della pittura di William-Adolphe Bouguereau?