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Musica: Cristiano De Andre, canzoni di Faber “col vestito nuovo”

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Sono passati 25 anni dalla morte di Fabrizio De André, ma la sua musica e i suoi testi continuano a vivere nella loro potenza e attualità. Anche grazie al figlio Cristiano, musicista polistrumentista incredibilmente simile al padre – fisicamente e vocalmente – che da anni ha deciso di portare in tournee le canzoni del padre e di farle rivivere anche con aggiustamenti e integrazioni musicali. A Roma per una tappa del suo ‘De André #DeAndré – Best Of Live Tour’ sabato sera alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica ‘Ennio Morricone’ il cantante genovese ha spiegato il motivo di questi concerti la cui idea è nata dopo aver pubblicato quattro album in cui interpreta le canzoni di Faber.
“Sono opere che raccontano un bel pezzo di storia del nostro Paese, dalla metà degli anni ’60 al nuovo secolo”, ha detto Cristiano De André parlando delle canzoni del padre. Poi ha spiegato: “Durante l’ultimo tour di ‘Anime salve’ fatto insieme lui avrebbe voluto, dopo che avevo arrangiato alcuni brani di quel tour, che io prendessi un po’ di opere sue e gli dessi un nuovo vestito, una nuova vitalità – ha detto – ci stavo già pensando, poi è andata come tutti sappiamo. Dopo un po’ di anni ho preso coraggio e ho deciso di farlo per conto mio”. E così ha riarrangiato una quarantina di canzoni del padre che sono finite in quattro album dal vivo. “Questo The Best Of Tour è il meglio di questi quattro lavori che abbiamo fatto dedicati a lui”, aggiunge.
E così, in un concerto interrotto un paio di volte da momenti intimi alla maniera di papà Fabrizio in cui ha parlato di pace, di guerra (anche un pensiero al massacro perpetrato da Israele a Gaza), di potere, di umanità, dei diseredati e delle minoranze offese e spesso maltrattate, Cristiano De André ha fatto rivivere per due ore e mezza la grande arte e l’incredibile attualità di Faber le cui canzoni, scritte alla fine del secolo scorso, sono ancora più che mai vive. E la denuncia dei potenti corrotti e interessati solo ai propri interessi, delle religioni oppio dei popoli, degli amori tormentati, così come le storie di Bocca di rosa, di Marinella, del Pescatore, di un giudice o di don Raffaè, continuano a entusiasmare e commuovere il pubblico. E si è commosso anche Cristiano (che papà Faber chiamava semplicemente ‘C’) che durante ‘Il testamento di Tito’ cambia le parole: “Quando a mio padre si fermò il cuore/ non ho provato dolore/ quando a mio padre si fermò il cuore / … ho provato dolore”, ha cantato annuendo Cristiano.
Chiusura di concerto in stile rock, in cui la passione musicale ha preso il sopravvento sull’intimismo paterno: travolgente l’esecuzione di ‘Il pescatore’ in cui Cristiano De André, accompagnato da Osvaldo di Dio alle chitarre, Davide Pezzin al basso, Luciano Luisi alle tastiere e Ivano Zanotti alla batteria, ha fatto ballare il pubblico della Cavea. Prima di chiudere alla maniera di Faber con ‘La canzone dell’amore perduto’ eseguita da solo sul palco al pianoforte con un minimo accompagnamento di chitarra. Ennesimo omaggio a papà Fabrizio e ultimo regalo della serata al suo pubblico. Anzi, al loro: al pubblico dei De André. (AGI)