Custodisce l’antica reliquia del bastone di San Giuseppe, che da oggi dopo secoli torna in esposizione al pubblico e protetta da una teca in una delle sale allestite nel ‘Nuovo Museo San Giuseppe dei Nudi’, inaugurato questa sera a Napoli, a pochi passi dal Museo archeologico nazionale (Mann). Il bastone, che la tradizione medievale volle fiorisse all’annuncio della gravidanza di Maris, trafugato da un convento dei padri carmelitani nel Sussex, in Inghilterra, dove veniva esposto già nel XIII secolo, è arrivato a Napoli nel 1712 grazie a Nicola Grimaldi, il celebre cantante evirato, che ne aveva ottenuto il trasferimento a Napoli dopo aver salvato da una condanna a morte sir Richard Hampden; l’anno dopo fu esposto nella chiesa della Real Arciconfraternita del Monte di San Giuseppe dell’opera del vestire i Nudi e i Vergognosi, e divenne meta di pellegrinaggi, per devozione toccavato e baciavato. In tanti provavano a staccare dei frammenti per portarli con sé e venerarli come minuscole reliquie. Fu necessario posizionare un custode per redarguire i fedeli. Così nacque il detto napoletano ‘nun sfruculià la mazzarella di san Giuseppe’, cioé ‘non abusare della pazienza di qualcuno’. Il Nuovo museo è ospitato in spazi riprogettati da Davide Vargas, in una parte del complesso monumentale settecentesco che comprende l’archivio storico e la chiesa di San Giuseppe dei Nudi, gestita dalla omonima Fondazione; è composto da sei le sale espositive che rappresentano i volti dei confratelli, protagonisti della storia dell’ex Confraternita. Circa 3 secoli raccontati da dipinti, sculture e reliquiari; i ritratti realizzati tra la metà del XVIII e gli inizi del XX secolo che ritraggono nobili, sovrani borbonici, papi, vescovi, e monsignori affiliati all’ente. Tra gli autori delle opere, Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, una preziosa Madonna dell’umiltà a tempera e oro su tavola del XIV secolo di un seguace di Simone Martini.
“Vediamo finalmente realizzato un percorso che racconti la storia della Real Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di Vestire i Nudi e la sua grande Opera di misericordia, che continua attraverso i secoli – sottolinea il sovrintendente Ugo de Flaviis – si tratta solo di un primo, per quanto importante passo, verso il recupero di testimonianze custodite per secoli di quella storia, cultura e spiritualità che hanno fatto grande la nostra città”.
Il progetto è stato pensato quando il Mann era diretto da Paolo Giulierini, che per l’occasione è tornato a Napoli, e faceva parte dell’ “Extra Mann”. “Qualche anno fa ho sostenuto il progetto della Confraternita di San Giuseppe dei nudi – racconta Giulierini – perché avevamo concepito l’idea di una rete di quartiere in cui il grande museo archeologico fosse una sorta di padre di famiglia un punto di riferimento per tutti quei luoghi che volessero offrire l’arte ai cittadini e ai turisti. E quindi oggi sono lietissimo di vedere che i lavori si sono conclusi con un’offerta innovativa. Che tra l’altro si fonda anche nel digitale e nelle nuove tecnologie”. (AGI)