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Mostre: “Il cinema e la Sicilia”, un grande amore in 43 dipinti

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Dopo San Mattia ai Crociferi, il collettivo palermitano di artisti “Cala Panama” espone fino alla fine di agosto al Museo dell’acciuga di Aspra nella mostra intitolata “Il cinema e la Sicilia”: quarantatre dipinti di varia tecnica, dall’olio all’acrilico alla computergrafica, tutti nella misura 7×70, ispirati ai film che dal Secondo dopoguerra in poi sono stati ambientati e girati in Sicilia. Il collettivo deriva il nome dalla trovata di una canoista rumena che, vedendoli intenti a dipingere al porto turistico alla Cala, suggerì loro di indossare un copricapo di paglia del tipo panamense. “All’inizio, quasi dieci anni fa – dice ad AGI Salvatore Calò, presidente dell’associazione – eravamo mezza dozzina alla Cala ma nel tempo siamo cresciuti fino ad essere oggi quasi cinquanta. Ci ritroviamo da sempre il sabato mattina, da marzo a ottobre, alla Cala, dove cominciammo tutti a dipingere il paesaggio ma poi, esaurito il tema e non volendo cambiare posto, abbiamo preso a lavorare insieme ma come se fossimo ciascuno nella propria bottega. Perché la Cala? Furono più che altro le circostanze, dato che uno di noi era dipendente dell’Autorità portuale e riuscì a farci avere il permesso”. Cala Panama si è fatta un nome la scorsa estate con il “Muro della legalità” realizzato in Piazza San Gregorio al Capo: un lungo murale con le raffigurazioni dei volti dei protagonisti siciliani della lotta alla mafia. Oggi l’opera collegiale è diventata un’attrazione turistica segnalata anche da Google Maps e meta di scolaresche in visita. Ma il collettivo aveva già dato prova di impegno civile dipingendo baracche e garage a Ballarò, senza trascurare tuttavia la Palermo di impronta culturale. Così, realizzando all’esterno della casa natale di Ciccio Ingrassia, nella ricorrenza della scomparsa, un murale commemorativo, nacque l’idea di una rassegna, la prima in assoluto che non fosse fotografica, di dipinti ispirati al cinema siciliano. “Ciascuno di noi – afferma la vicepresidente Caterina Trimarchi – ha scelto un proprio film d’elezione ed è successo che alcuni capolavori sono stati preferiti da più artisti, come ‘Il Gattopardo’ e ‘Nuovo Cinema Paradiso’, ma ne sono state fatte scene diverse”. Trimarchi ha voluto realizzare un dipinto su Beata, personaggio de ‘L’uomo delle stelle’, ancora Tornatore, mentre Calò si è ispirato alla Lupa verghiana trasposta in film da Gabriele Lavia.

Da ‘Il padrino’ a ‘Johnny Stecchino’ a ‘Malena’ fino alle commedie di Ficarra e Picone, cinema e Sicilia hanno trovato negli artisti di Cala Panama il punto d’incontro nel clima soffuso di sicilitudine espresso in dettagli (quali i costumi, i paesaggi naturali, i paesini montani…) che potevano venire solo da sguardi e intenti siciliani. E forse la vocazione dilettantistica degli artisti di Cala Panama, non della domenica ma del sabato, al di là della coincidenza per cui sono tutti palermitani, ha favorito l’invalenza di un principio di coerenza e continuità che consente di visitare la mostra come se fosse opera di una sola mano, non tanto nella tecnica quanto nel tema: trattato non solo in base alle scene più note e cartellonistiche, ma secondo anche uno spirito inventivo di caratterizzazione e di originalità che premia qualità e ricerca. La mostra è allestita nell’ala dedicata al cinema (e in particolare a Tornatore, del quale è in esposizione la vecchia porta della sua casa di Bagheria) del Museo dell’acciuga, scelta naturale per la reciproca connaturazione siciliana. A fare da guida è Michelangelo Balistreri, che insieme con il fratello Girolamo ha fondato il Museo e gestisce una ditta di salatura dell’acciuga. Dalle trecento di un tempo operanti in Sicilia, con la depauperazione ittica del mare, anche le ditte specializzate si sono ridotte a non più di una trentina tra Porticello, Sciacca, Marzamemi e Cefalù. “Tutte le altre – dice Balistreri, performer, poeta, esparto di pesca – non esercitano la salatura ma producono filetti. E dire che l’attività di salatura dell’acciuga è una prerogativa storica tutta siciliana. Le rinomate acciughe del Cantabrico sono frutto delle conoscenze che i tanti siciliani, emigrati all’arrivo di Garibaldi, portarono in Spagna dando vita a una fiorente industria. La quale si basa tutta sul segreto della gradazione del sale. Una scoperta che avvenne secoli fa per caso: a caccia di tonni che si nutrono di pesce azzurro, i pescatori siciliani liberavano le reti dove rimanevano impigliate le acciughe e le sardine depositandole tra gli scogli in fosse chiuse perché non puzzassero. E per caso videro che avevano creato un prodotto divenuto oggi, grazie ai masterchef, molto richiesto, per cui non è più lo storico pesce dei poveri”. La mostra sul cinema siciliano si integra felicemente con i reperti del mare esposti nel Museo di Aspra che parla della Sicilia marinara, ma propone ricordi di vecchi film, foto e pizze cinematografiche, ma anche barche decorate con i volti di Borsellino e Falcone. La mostra avrà probabilmente nuove tappe, forse ad Agrigento, mentre Cala Panama sta già lavorando a nuovi progetti che riguardano Don Puglisi e Biagio Conte. (AGI)
CC1/MRG