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«Moro, un vero riformista che ha pagato per le sue idee»

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Chiara Nicoletti

La prima parte di “Esterno notte” sarà nelle sale dal 18 maggio, la seconda dal 9 giugno. Il regista: «Avevo bisogno di tornare su quella storia, in modo meno ideologico di “Buongiorno notte”»
Torna a pieno regime nelle sue date primaverili il 75esimo Festival di Cannes, ai nastri di partenza oggi 17 maggio fino al 28. L’edizione dello scorso anno era stata posta nelle retrovie di un luglio caldo e fin troppo turistico ma aveva riacceso, nella rassegna francese, la voglia di competere ancora ad alti livelli, soprattutto per reggere il confronto con la rivale, mai dichiarata tale, Mostra del Cinema di Venezia. Esce virtualmente dalle restrizioni della pandemia dunque e lo dichiara con il manifesto di quest’anno, una foto di scena di Jim Carrey in The
Truman Show di Peter Weir, che lo ritrae nell’atto di uscire da quel mondo finto e fittizio di cui era schiavo. Non ha paura di selezionare tutti i film francesi possibili, il delegato generale Thierry Fremaux e al contempo di azzardare due manovre acchiappa pubblico generalista: un omaggio a un gigante del cinema di intrattenimento, Tom Cruise, insieme all’anteprima di
Top Gun: Maverick, sequel dell’epocale film del 1986 e la partnership con TikTok, come a salutare i tempi in cui era vietato farsi i selfie sul red carpet.
Per onorare 75 anni di storia però, non devono mancare i capisaldi, gli habitué del cinema d’autore che garantiscono l’etichetta d’essai al Festival. Presenti quindi, esponenti di tutto rilievo delle cinematografie mondiali, a cominciare dal rumeno Cristian Mungiu, i francesissimi Arnaud Desplechin e Claire Denis, la nostra e loro Valeria Bruni Tedeschi, i sempreverdi Jean-Pierre e Luc Dardenne, Ruben Östlund già Palma d’oro per The Square e Hirokazu Kore-eda.
L’Italia che non manca mai in concorso a Cannes si fa sentire direttamente e indirettamente: il sempre veneziano Mario Martone approda con un film intimo e più napoletano che mai, Nostalgia con Pierfrancesco Favino mentre Luca Marinelli e Alessandro Borghi si ricongiungono dopo Non essere
cattivo, diretti da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch in Le otto montagne.
A confezionare il pacchetto perfetto, gli americani: James Gray con
Armageddon Time, David Cronenberg e il suo Crimes of the Future e infine, il ritorno di Baz Luhrmann sulla croisette dopo The Great Gatsby con Elvis. Con la guerra in Ucraina, il Festival di Cannes ha scelto una posizione oppositiva nei confronti della Russia. In concorso c’è Kirill Serebrennikov da sempre dichiaratamente contro il governo di Putin ma, ai giornalisti russi, invece, Cannes quest’anno ha detto di no. Non potendo accertarsi della posizione tenuta da ogni singola testata, il festival ha scelto la via del tutti fuori. Intanto, c’è chi come Marco Bellocchio al Festival di Cannes non rinuncia. Premiato l’anno scorso con la Palma d’onore, il regista suggella ulteriormente questo patto di fedeltà al festival, presentando in anteprima mondiale la sua prima avventura seriale, Esterno Notte, in sala con Lucky Red in 2 parti: la prima dal 18 maggio, la seconda dal 9 giugno e in autunno su Rai 1 nell’originale formato seriale.
Il Maestro di Bobbio riprende i temi di Buongiorno Notte del 2003 per tornare sulla vicenda Aldo Moro, approfondirla, interiorizzarla e dedicare ad ogni interlocutore di quel fondamentale pezzo di storia italiana il giusto tempo, un episodio. 6 in totale, ognuno dedicato ad un personaggio, a partire dallo stesso Moro, interpretato magistralmente da Fabrizio Gifuni, che già lo aveva “incontrato” nell’opera teatrale Con il vostro irridente silenzio. Imperdibili Toni Servillo nel ruolo di Paolo VI e un’inedita Margherita Buy nei panni della moglie di Moro, Eleonora. Perché tornare sul caso Aldo Moro? Incontrato a Roma con l’intero cast, prima della partenza per la Croisette, il maestro Bellocchio dichiara: «Mi devo fidare del mio istinto. Quando nel quarantennale della morte sono uscite un sacco di cose su Moro, è chiaro che mi è tornato un desiderio, rappresentare in modo diverso la vicenda». «Come possa interessare i giovani di oggi? – si interroga – non me lo sono minimamente posto ma mi sono fidato di quello che volevo fare».
È notizia di questi giorni che, a partire dalla figlia di Moro, Maria Fida, che ha parlato di “inutile fabbrica di dolore aggiuntivo e sconsiderato, molto simile alla tortura” Esterno notte non sia stata vista bene da tutti. Bellocchio se ne discosta: «Il film è molto meno ideologico di
Buongiorno Notte perché è passato dell’altro tempo. Mi dispiace se c’è chi lo ha interpretato come se ci fosse un accanimento da avvoltoi sui ricordi tragici di quegli anni. Io non odio nessuno, sarà per l’età. Capisco il dolore di Maria Fida, però lei pensa che nessuno debba parlare più del papà e io non sono d’accordo. Tra altro, a livello di sceneggiatura abbiamo rappresentato la famiglia Moro con il massimo dell’affetto». Presentando il suo Moro in Esterno Notte, Fabrizio Gifuni spiega l’irridente silenzio del suo spettacolo: «Il silenzio riguarda noi e il perché quella storia così radicata nell’immaginario collettivo sia stata rimossa. Probabilmente oggi ci sembra un po’ meno lontana di quanto non sembrasse qualche anno fa. La vicenda Moro non sarebbe comprensibile se levata dal contesto internazionale. Quello che si è fatto per Moro non è stato fatto per nessun altro né prima né dopo. È stato un uomo che si è spinto oltre quello che il perimetro della storia gli consentiva, era in anticipo rispetto a quello che sarà sotto gli occhi di tutti negli anni ‘90». Concorda con le parole di Gifuni Marco Bellocchio mentre cerca di rispondere sul confronto tra la politica di ieri con quella di oggi: «Il modo di gestire la politica è cambiato ma non è che quelli che la fanno oggi siano gente infima. Magari tra 30 anni si parlerà bene di Di Maio ed altri. Certamente, noi che avevamo 20 anni all’epoca, vivevamo nella politica anche se le utopie politiche stavano tramontando. Attenzione però, Moro era un vero riformista le cose che lui ha osato fare, le ha pagate con la vita». Celebrano tutti Marco Bellocchio, Toni Servillo sintetizza la potenza del suo cinema: «L’opera di Bellocchio ci affranca dalla testimonianza e permette allo spettatore di fare un’avventura conoscitiva. Ci mette nella condizione di riflettere su fatti realmente accaduti con autonomia di pensiero».

Fonte: IL RIFORMISTA