AGI – I mercati scommettono sull’azionario e scappano dall’obbligazionario, dopo la mossa da ‘falco’ di Jerome Powell, che apre la strada a uno o più aumenti dei tassi di interesse Usa di oltre 25 punti base per combattere l’alta inflazione.
Tuttavia i mercati restano volatili, incerti e altalenanti, condizionati dalle difficili trattative per un cessate il fuoco in Ucraina, dal ‘disaccoppiamento’ tra Bce e Federal Reserve, dall’aumento delle materie prime e dallo ‘spettro’ della stagflazione, che dei rialzi di mezzo punto percentuale dei tassi Usa fin da maggio, potrebbero accelerare.
In Asia i listini salgono al top dal 4 marzo, con Tokyo che chiude in forte rialzo a +3% e Hong Kong che avanza intorno all’1,5%. Salgono anche i future a Wall Street, dopo una chiusura positiva, con il Dow Jones che ieri ha guadagnato lo 0,74%, l’S&P l’1,19% e il Nasdaq l’1,95%.
In evidenza Tesla che ha messo a segno un rialzo di quasi l’8% dopo aver inaugurato ufficialmente a Berlino la prima gigafactory in Europa. Salgono anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri le Borse europee hanno accelerato nel finale e chiuso in deciso rialzo, sostenute dall’andamento di Wall Street. Intanto prosegue il selloff dell’obbligazionario Usa, che spinge verso l’alto i rendimenti dei Treasury.
Il tasso del decennale sale al 2,45%, il massimo dal 2019 e quello sul biennale s’impenna al 2,18%. Jan Nevruzi, strategist di NatWest Markets, osserva l’andamento dei Treasury e commenta: “Questi rialzi crescenti dei rendimenti nelle ultime due settimane sono i più grandi dalla crisi finanziaria globale.
A un certo punto il mercato potrebbe iniziare a prezzare una recessione economica, in particolare se la Fed si imbarca in una serie di rialzi di mezzo punto percentuale. Per ora, gli investitori sono colpiti dalla forza economica degli Stati Uniti e, nonostante venti contrari dalla guerra e l’inflazione, scommettono sulla tenuta dei flussi di cassa delle grandi imprese”.
Sul mercato valutario, le mosse da ‘falco’ di Powell spingono al rialzo il biglietto verde e lo yen piomba ai minimi da sei anni sul dollaro, a quota 121,41. I prezzi del petrolio avanzano di oltre l’1% per il timore crescente di una stretta delle forniture globali.
Il Brent avanza sopra 116 dollari e il Wti sopra quota 110 dollari. Mosca limita la capacità di flusso di un importante oleodotto e questo fa temporaneamente salire il Brent sopra quota 117 dollari. Oggi proseguono i negoziati tra Russia e Ucraina per un cessate il fuoco.
“Sono difficili ma continuiamo”, commenta il presidente ucraino Volodymyr Zelensk. Mosca chiede colloqui più attivi e il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres è convinto che “prima o poi ci si dovrà spostare dal campo di battaglia al tavolo della pace”.
Mario Draghi ha avuto ieri in tarda serata un confronto telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron. Al centro dei colloqui la guerra in Ucraina e la preparazione dei vertici della Nato e del G7, e del Consiglio europeo di giovedì prossimo, ai quali parteciperà anche Joe Biden.
In vista di questi vertici si sono sentiti telefonicamente anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken e il numero uno della Nato, Jens Stoltenberg. Hanno parlato del rafforzamento del fianco est dell’Alleanza Atlantica. Nella bozza del comunicato finale i 27 capi di Stato e di Governo pronti ad “adottare in maniera rapida ulteriori misure”. È attesa una decisione su un possibile nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia.
La Fed accelera sui tassi per combattere l’alta inflazione. Powell ha aperto la strada a un aumento dei tassi di interesse di oltre 25 punti base. Ieri il presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha ribadito che la banca centrale Usa deve muoversi più aggressivamente, mentre la presidente della Fed di San Francisco, Mary Daly, ritiene che il rischio principale sia il peggioramento dell’inflazione. Intanto i trader valutano una probabilità del 61,6% di un aumento di 50 punti base alla riunione di maggio, contro il 50% di lunedì scorso.
E Goldman Sachs va oltre e prevede due rialzi dei tassi Usa di 50 punti base nelle prossime due riunioni della Fed. Tutto ciò sta facendo lievitare i tassi dei Treasury a 10 anni e soprattutto quelli a 2 anni. La curva dei rendimenti tende quindi ad azzerarsi e aumentano i segnali di un’inversione di questa curva. Si tratta di un’anomalia, che si verifica quando i tassi sui titoli di Stato a breve superano quelli a lungo termine, quando di norma dovrebbe essere il contrario. E se questo accade non è un buon segno, perché di solito c’è una prospettiva di recessione in arrivo nell’arco di 12/24 mesi.
I mercati prendono atto che la Fed intende accelerare sui rialzi dei tassi quest’anno per abbassare l’inflazione, ma poi potrebbe arrestarsi, perché queste strette “contribuiranno ad accelerare una brusca frenata della crescita economica” spiega Antonio Cesarano, chief strategist di Intermonte Partners. “È come se i mercati dicessero alla Fed: tanto piu’ picchi sui tassi rialzandoli, tanto più velocemente andremo in recessione”. Il risultato è che gli investitori vendono i titoli a breve, il cui tasso sale e comprano quelli a lunga scadenza, il cui tasso scende. Agli investitori interessa guadagnare e facendo così comprano a lunga scadenza e vendono a breve. “È dal giorno del rialzo della Fed che lo fanno, guardano al dopo e in questo caso s’immaginano il peggio” dice Cesarano.
È come se si coprissero in vista del freddo in arrivo. Si tutelano. Scommettono sulla recessione. Prevedono tempi cupi per l’economia e sanno che i tassi saliranno a breve e poi scenderanno a lungo termine, il che significa che i prezzi dei titoli a breve scenderanno, mentre saliranno quelli a lunga scadenza. Insomma, sanno che conviene investire a lungo termine e disinvestire a breve. E anche la Fed tutto sommato mette in conto la recessione in arrivo. Lo dimostra il fatto che la banca centra Usa ha abbassato il tasso di equilibrio a lungo termine, portandolo dal 2,5% al 2,4%. “Questo significa – commenta Cesarano – che la Fed annuncia un’aggressiva serie di rialzi dei tassi ma già sa che a lungo termine sarà costretta a ridurli, perché l’economia non li reggerà”.
Oggi il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, parte per l’Europa, dove da domani parteciperà a un summit straordinario della Nato, poi a un vertice del G7 e, infine, a una riunione del Consiglio dei 27 leader europei. Si tratta del terzo viaggio internazionale dal suo insediamento alla Casa Bianca. Il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, parlando del viaggio del presidente, ha detto che Biden presenterà un piano di cooperazione per migliorare la sicurezza energetica europea e ridurre la dipendenza dell’Ue dal gas russo.
Inoltre, gli Stati Uniti e i loro alleati annunceranno nuove sanzioni contro Mosca, ha aggiunto Sullivan. A Bruxelles, arriva il via libera ad una forza di reazione da cinquemila uomini e a più fondi per la spesa militare. Nella bozza delle conclusioni del vertice di giovedì i capi di Stato e di Governo confermano di essere pronti ad “adottare rapidamente ulteriori sanzioni” e si impegnano per garantire maggiore indipendenza energetica anche con l’acquisto e lo stoccaggio comune di gas. I ministri degli Esteri dell’Unione europea sono invece divisi sull’opportunità di unirsi agli Stati Uniti nel vietare il petrolio russo.
La Russia sta limitando la capacità di flusso su un importante oleodotto che invia petrolio greggio ai mercati globali, facendo salire i prezzi e sollevando il timore che Mosca sia disposta a reagire contro le sanzioni occidentali frenando le proprie forniture energetiche. Fino a un milione di barili al giorno di petrolio, spediti attraverso l’oleodotto del Caspian Pipeline Consortium dall’Asia centrale al Mar Nero, potrebbero essere tagliati per un massimo di due mesi, per delle riparazioni ordinate agli impianti di carico danneggiati da una tempesta.
Lo rivela il vice ministro russo dell’Energia in una dichiarazione all’agenzia di stampa Tass. L’interruzione dell’approvvigionamento avviene alla vigilia del viaggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Europa, dove i paesi dell’UE sono tenuti a discutere l’imposizione di sanzioni sul settore petrolifero della Russia in risposta all’invasione del paese dell’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno già vietato le importazioni di petrolio dalla Russia. I prezzi internazionali del petrolio sono aumentati di oltre il 2 per cento a 117 dollari al barile subito dopo l’annuncio dell’oleodotto prima di tornare a 115 dollari al barile.
La Borsa di Mosca ha vietato le vendite allo scoperto in alcune delle più grandi società russe, una mossa che potrebbe indicare che Mosca si sta preparando per la riapertura del mercato. Gli investitori non potranno scommettere sui ribassi di circa 30 società tra cui Gazprom, Lukoil, Sberbank, Norilsk Nickel e Rosneft.
Lo scrive il Moex, la Borsa di Mosca, in una nota riportata da Bloomberg. Non è ancora chiaro quando le azioni riprenderanno a negoziare, ma l’annuncio di vendita allo scoperto suggerisce che la Borsa si stia preparando per il ritorno dell’attività, secondo Cristian Maggio, responsabile della strategia di portafoglio presso Toronto Dominion Bank a Londra. “Potrebbero voler rimuovere qualsiasi rischio residuo di speculazione su un ulteriore calo dei prezzi” spiega Maggio.
Source: agi