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Morelli alla guida della Consulta,  resta il nodo delle "presidenze brevi"

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AGI – E’ stato in Cassazione il giudice del caso Englaro, relatore della sentenza delle sezioni unite con cui arrivò, nel 2018, il definitivo via libera allo stop dei trattamenti per Eluana, e, negli anni ’70, come assistente a Palazzo della Consulta, si occupò dell’istruttoria sul caso Lockheed. Mario Rosario Morelli arriva oggi alla carica più importante nella Corte costituzionale, quella di presidente, dove rimarrà però per soli 3 mesi: il suo mandato scade il 12 dicembre prossimo. Quella di Morelli, dunque, sarà una presidenza ‘breve’: una situazione che si è già verificata più volte alla Consulta – si pensi alla presidenza Vassalli, durata circa 2 mesi, o quella di Caianiello, che, nel 1995, fu presidente per neanche due mesi – e che non sembra preoccupare il successore di Marta Cartabia, la quale ha guidato la Corte per 9 mesi introducendo numerose innovazioni.

“Presidenza breve? La risposta è la collegialità”

“Non mi nascondo le criticità, ma cercherò, anche in breve tempo, di portare avanti tutti i progetti partiti da Lattanzi e, con grande incremento, da Cartabia”, ha detto Morelli in conferenza stampa dopo la sua elezione, sottolineando che “la collegialità è la risposta agli inconvenienti del breve tempo: è vero che il presidente ha qualche potere in più ma sono assai relativi perché la Corte lavora collegialmente”. E per una maggiore collegialità, Morelli ha, come primo atto, nominato due vicepresidenti: Giancarlo Coraggio e Giuliano Amato. “Il primo – ha affermato Morelli – sarà al 99,99% il prossimo presidente”, e, senza parlarne direttamente, ha richiamato il voto che stamane lo ha visto contrapposto proprio a Coraggio e che, solo alla seconda votazione e a maggioranza, lo ha visto prevalere: “Non ci ha divisi, siamo totalmente d’accordo e lavoreremo insieme come prima”, ha aggiunto.

Il tema ancora aperto sul principio dell’anzianità

Quello delle presidenze ‘brevi’ e del principio dell’anzianità è evidentemente un tema ancora aperto nei dibattiti riguardanti la Corte: lo ha ricordato lo stesso Morelli, puntualizzando però che “il principio di anzianità sconta le sue criticità, ma assicura serenità e indipendenza. Nessuno ha mai pensato di poter scavalcare una designazione temporale avvalorandosi del proprio prestigio” e rilevando che, dagli anni ’90, “solo in 4 casi” (quelli dell’elezione di Casavola, Ruperto, Quaranta e Criscuolo) “c’è stata una deviazione da questo principio ed è stata una soluzione che ha lasciato strascichi”.

Vedi: Morelli alla guida della Consulta,  resta il nodo delle "presidenze brevi"
Fonte: cronaca agi


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