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Mohammad condannato a morte per impiccagione

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Mohammad ha solo 27 anni ed è stato condannato a morte per impiccagione per aver protestato contro il regime iraniano. Ma c’è speranza: grazie alla pressione internazionale, l’Iran in passato ha revocato delle esecuzioni. Ora cittadini di tutto il mondo si stanno unendo all’appello per salvargli la vita. Potrebbe essere giustiziato da un giorno all’altro.

Mohammad potrebbe essere giustiziato da un giorno all’altro, ed in prigione e già stato torturato.

Ma c’è speranza: in passato la pressione internazionale ha fermato delle esecuzioni in Iran. Ora cittadini di tutto il mondo si stanno unendo all’appello per salvargli la vita, e avvocati autorevoli stanno chiedendo l’intervento dell’ONU e di governi chiave per fermare l’esecuzione e sanzionare l’Iran.

Rendere famoso il suo caso e mettere pressione sui governi più influenti e sull’ONU affinché intervengano contro le esecuzioni di stato in Iran.

La passione di Mohammad è la boxe ed è uno dei campioni del club di Mashhad, la seconda città più grande dell’Iran. A 23 anni ha appeso i guanti al chiodo per scendere in piazza: è diventato un prigioniero politico quando è stato arrestato per essersi unito alle proteste del 2019. Ora inizia il suo combattimento più importante: non sul ring, ma per la sua stessa vita

L’anno scorso, a seguito della morte di Mahsa Amini per mano della polizia, si sono scatenate proteste di massa, e lo spietato regime iraniano ha stroncato violentemente la rivolta. Ben presto tortura e condanne a morte dei prigionieri sono diventati lo strumento di repressione più crudele. Alcuni sono stati condannati e giustiziati nel giro di pochi mesi. Ora è il turno di Mohammad.

Non possiamo far finta di niente sapendo che la pressione pubblica potrebbe salvare vite in Iran. Un appello globale contro questa condanna non significa solo aiutare Mohammad, ma anche dimostrare al regime che il mondo non accetta i suoi metodi spietati di repressione.

Il contributo degli avaaziani è stato fondamentale per salvare vite in passato: l’anno scorso oltre un milione di noi ha aiutato a fermare la lapidazione di Amal in Sudan. In centinaia di migliaia abbiamo sostenuto i manifestanti iraniani durante la brutale, e spesso letale, repressione. La nostra solidarietà da tutto il mondo può diventare quell’ancora di salvezza di cui Mohammad ora ha bisogno.

il team di Avaaz