La maggiore intensità e frequenza dei fenomeni climatici estremi – come le inondazioni in Pakistan, le prolungate siccità nel Sahel e in Somalia e il distruttivo uragano Freddy in Mozambico e Malawi – la siccità e la deforestazione hanno degli impatti profondi sui sistemi alimentari e sulla competizione per le risorse naturali, a sua volta responsabile di conflitti crescenti, come quelli tra agricoltori e popolazioni pastorali. L’insicurezza alimentare determina delle conseguenze profonde e di lungo periodo sulla crescita e lo sviluppo dei bambini con un impatto diretto sul loro stato nutrizionale, esponendoli al rischio di mortalità durante l’infanzia e la prima infanzia e a malattie croniche in età avanzata6 come il colera, malattie respiratorie o il morbillo,5 e ritardi nello sviluppo cognitivo. Anche una condizione di malnutrizione nelle donne in gravidanza o allattamento ha delle ripercussioni sullo stato di salute dei figli, poiché le donne malnutrite corrono un rischio maggiore di dare alla luce bambini con basso peso alla nascita, più soggetti a malattie, malnutrizione e mortalità durante l’infanzia e la prima infanzia e a rischio di malattie croniche in età avanzata. Save the Children chiede, quindi, al Governo italiano e alle istituzioni internazionali rilevanti di ottimizzare l’uso delle analisi per anticipare e prevenire le conseguenze negative delle crisi complesse. Invita, inoltre, il Governo italiano ad aumentare in modo progressivo le risorse per il sostegno dei Paesi partner della cooperazione internazionale, così da raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del PIL entro il 2030, con un obiettivo intermedio dello 0,5% entro il 2027; promuovere finanziamenti coerenti e integrati per il clima, lo sviluppo e gli aiuti umanitari per far fronte ai bisogni immediati e a quelli preventivabili; assicurare fondi addizionali e flessibili per sostenere servizi di risposta alle emergenze Ogni 2 secondi al mondo nasce un bambino destinato alla fame. A Gaza, i più alti tassi di malnutrizione infantile a livello globale. Sono 733 i milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame nel 2023, 1 su 11 a livello globale. I bambini nati in condizione di fame nel 2023 sono stati più di 17.6 milioni, un quinto in più rispetto al 2013. Considerando i trend attuali, si stima che 128,5 milioni di bambini (19,5%) saranno affetti da malnutrizione cronica nel 2030. Lo rende noto Save The Children, che lancia la campagna “La fame mangia i bambini”, in un nuovo rapporto in cui evidenzia come i conflitti siano le principali cause dell’insicurezza alimentare per circa 135 milioni di persone in 20 Paesi del mondo, mentre i cambiamenti climatici sono all’origine del fenomeno per 77 milioni di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. La campagna si pone l’obiettivo di dare cibo terapeutico, acqua e cure mediche a tanti bambini malnutriti e vedrà come testimonial Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, Michela Andreozzi, Giada Desideri, Tosca D’Aquino, Caterina Guzzanti, Neva Leoni, Luana Ravegnini, Ema Stokholma. È possibile sostenere la campagna con un sms o chiamando da rete fissa il 45533 o chiamando l’800 08 18 18. L’analisi di Save the Children “La fame mangia i bambini”, lanciata contestualmente alla campagna mira quindi a sensibilizzare il pubblico. Se da una parte i trend evidenziano che, nel mondo, la malnutrizione infantile sia costantemente diminuita dal 2000 in avanti, dall’altra gli ultimi dati disponibili mostrano che i livelli di malnutrizione siano ancora drammatici e lontani dai target definiti dall’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2. La malnutrizione acuta nei bambini è aumentata del 20% tra il 2020 e il 2022 nei 19 Paesi più colpiti da crisi umanitarie, passando da 23 milioni nel 2020 (pre-pandemia) a 27.7 milioni nel 2022. Considerando i trend attuali, si stima che 128,5 milioni di bambini (19,5%) saranno affetti da malnutrizione cronica nel 2030, circa la metà dei quali in Africa occidentale e centrale. Sebbene i dati mostrino una lieve riduzione all’inizio del 2023 (27.1 milioni), lo scoppio di nuovi conflitti – come quello in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e nei Territori Palestinesi Occupati- potrebbe aver causato un ulteriore aumento del numero di bambini affetti da malnutrizione acuta nel 2023. I conflitti armati sono la causa principale dell’insicurezza alimentare per circa 135 milioni di persone in 20 Paesi del mondo. Il numero crescente e il fatto che siano sempre più prolungati nel tempo – come quello che sta infiammando il Medioriente, o quelli in Ucraina e Sudan – sta avendo conseguenze devastanti sulla vita dei civili. I bambini che sopravvivono alle bombe, ai proiettili e alle violenze si trovano, poi, a dover affrontare la minaccia della fame che, in alcuni conflitti, viene utilizzata come una vera e propria arma di guerra.Un anno di guerra a Gaza sta evidenziando le conseguenze disastrose della proibizione dell’accesso umanitario: ben il 96% della popolazione della Striscia sta affrontando un’insicurezza alimentare acuta a livelli critici o anche maggiori, con oltre 495.000 persone (22%) che sono approdate allo stadio più alto secondo la classificazione IPC, e affrontano livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta.Quasi tutti gli 1,1 milioni di bambini che vivono nell’area versano in un gravissima situazione di insicurezza alimentare. Ma non sono solo i conflitti all’origine dell’aumento della fame nel mondo. Si stima che lo scorso anno gli eventi metereologici estremi siano stati la causa primaria di alti livelli di insicurezza alimentare per 72 milioni di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. Numero più che raddoppiato dal 2018, quando gli eventi meteorologici estremi erano la causa primaria della fame per 29 milioni di persone, di cui 13 milioni di bambini.Nel 2023 la fame ha colpito circa 733 milioni di persone, 152 milioni in più rispetto al 2019, equivalenti a 1 persona su 11 a livello globale. La situazione peggiora in Africa, dove ne soffre il 20,4% della popolazione ovvero 1 persona su 5, mentre resta stabile in Asia, continente che però continua a ospitare oltre la metà delle persone in condizione di fame nel mondo, e vede una riduzione dei livelli di fame in America Latina. Ma è a Gaza che attualmente si registra il più alto tasso di malnutrizione a livello globale: 1.1 milioni di bambini, pari all’intera popolazione infantile, versano in uno stato di gravissima insicurezza alimentare a causa del conflitto in corso. Nel mondo, più di 17.6 milioni di bambini sono nati in condizione di fame nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013, pari a 33 bambini affamati ogni minuto, 1 ogni 2 secondi, secondo le stime di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Il 95% di queste nascite sono in Africa e Asia.La malnutrizione acuta è causa di circa 1 decesso su 5 tra i bambini con meno di 5 anni nel mondo. Tale bilancio è destinato ad aumentare, poiché i dati non includono l’impatto che l’escalation di violenza nei Territori Palestinesi Occupati sta avendo sulla malnutrizione o sul tasso di natalità nella regione. Le cause di questo fenomeno, spiega Save The Children, sono molteplici, interconnesse e sovrapposte. Nel contesto di “policrisi” attuale sono i conflitti armati, i cambiamenti climatici e le crisi economiche a compromettere la possibilità per milioni di persone di accedere al cibo in quantità sufficiente e rappresentano una minaccia senza precedenti per il benessere e lo sviluppo delle bambine e dei bambini, in diverse parti del mondo. Dal 2020 in poi, inoltre, alcuni eventi, come la guerra in Ucraina, hanno avuto ripercussioni dirette sull’aumento dei prezzi dei beni alimentari e dell’energia, minacciando così quei sistemi a supporto della nutrizione dei bambini e delle donne nei Paesi più colpiti dalla crisi alimentare. Sebbene anche nei Paesi ad alto reddito la malnutrizione sia presente e legata alla povertà, sono i Paesi a basso reddito quelli maggiormente colpiti, dove la policrisi ha aggravato il rischio di malnutrizione ed esacerbato le disuguaglianze per i più vulnerabili, come donne, bambini, popolazioni sfollate, persone che vivono con disabilità o infezioni croniche.(AGI)