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Migranti. L’accordo con Tunisi e le missioni navali, i nodi irrisolti sul tavolo Ue

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La Commissione nel mirino dell’Alto rappresentante europeo Borrell per il Memorandum siglato con Saied: «Gli Stati non sono stati coinvolti». Dubbi sul piano presentato da von der Leyen a Lampedusa

La Commissione Europea punta all’ «attuazione immediata» del piano in 10 punti presentato domenica dalla presidente Ursula von der Leyen a Lampedusa, e sta «esplorando» l’ipotesi di missioni navali. Il giorno dopo la veloce visita del capo dell’esecutivo Ue nell’isola, Bruxelles cerca di rassicurare, anche se tutti sono consapevoli che il piano di Von der Leyen altro non è in sostanza che un riciclaggio di ricette e piani più volte lanciati nel corso degli anni. Con, sullo sfondo, le polemiche con l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell e vari Stati membri sul modo in cui è stato varato il Memorandum d’intesa dello scorso luglio con la Tunisia. Polemiche rilanciate da una lettera di Borrell, in cui si sottolinea come la Commissione abbia ignorato le procedure che avrebbero previsto di ottenere il via libera degli Stati membri prima di siglare il memorandum. Ieri la Commissione ha cercato di difendersi.

«Abbiamo lavorato con il Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri, ndr) sul Memorandum – ha detto una portavoce –. Abbiamo cominciato un lavoro preliminare il 19 aprile e a giugno il Consiglio europeo ha accolto il lavoro complessivo sul Memorandum e l’opportunità della missione della presidente Von der Leyen. Su queste basi a luglio è stato siglato il memorandum».

Versione smentita però da vari diplomatici, un ambasciatore di un grande Paese del nord parla di «irritualità» dell’azione della Commissione, spiegando che gli Stati hanno chiesto e ottenuto la promessa che per eventuali analoghi memorandum sarà seguita la procedura prevista. Queste tensioni sono alla base dei ritardi nel versamento dei soldi promessi a Tunisi, tra cui 150 milioni di euro come aiuto all’erario (altri 900 sono previsti nel caso di un accordo tra la Tunisia e il Fmi) e 105 milioni per la lotta alla migrazione irregolare. Per l’erogazione serve il via libera degli Stati membri, che dovrà arrivare attraverso il Coreper, il Comitato che riunisce i rappresentanti permanenti dei Ventisette. Ritardi per molti alla base del mancato rispetto da parte del presidente tunisino Kais Saied, che aveva promesso di frenare i flussi verso l’Italia e di riprendersi i tunisini arrivati nell’Ue in modo irregolare.

La discussione è anche sulla missione navale chiesta da Giorgia Meloni. Una cosa è già chiara fin da ora: una missione volta a impedire l’arrivo di migranti in Italia è fuori discussione. La stessa Von der Leyen ha parlato, nel suo piano in dieci punti, di «incrementare la sorveglianza delle frontiere in mare e la sorveglianza aere anche con Frontex (l’agenzia delle frontiere esterne Ue, ndr), ed esplorare opzioni per espandere missioni navali nel Mediterraneo». «Siamo disponibili – ha dichiarato una portavoce della Commissione – ad esplorare la possibilità di missioni navali ma sulla questione la decisione spetta agli Stati membri». In realtà Von der Leyen ha parlato solo di «espandere» le missioni navali nel Mediterraneo, e l’unica attualmente in funzione, la Eunavfor Irini, che ha sostituito la Sophia nel 2020, è concentrata sulla sorveglianza dell’embargo alle armi alla Libia ed è spostata nell’Est del Mediterraneo, mentre la precedente, Sophia, chiusa per volontà dell’Italia nel 2020, era nel Mediterraneo Centrale ed era dedicata alla lotta ai trafficanti davanti alla Libia.

Ieri la Germania ha fatto sapere, per bocca della ministra dell’Interno Nency Faeser, di appoggiare l’idea di rafforzare la sorveglianza per via aerea e marittima delle frontiere esterne Ue. Berlino è d’accordo sulla necessità di non lasciare alle sole Ong il compito di salvare i migranti in mare, ma non potrebbe accettare un «blocco navale» come chiesto dalla premier italiana.

Molto comunque è in movimento. Il tema migrazione è previsto già nell’agenda del Consiglio Europeo del 26 e 27 ottobre (anche se, almeno per ora, soprattutto nell’ottica della «dimensione esterna», e cioè di dialogo con i Paesi di origine e di transito), ed è anche al centro del Consiglio dei ministri dell’Interno del 28 settembre.

 

Di Giovanni Maria Del Re – fonte: avvenire.it