La drastica riduzione dei fondi a disposizione per programmi umanitari a livello globale avrà un impatto devastante su milioni di rifugiati e di migranti, soprattutto bambini e donne. A lanciare l’allarme è stato Filippo Grandi, a capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
“I brutali tagli ai finanziamenti nel settore umanitario stanno mettendo a rischio milioni di vite”, ha dichiarato Grandi, “le conseguenze per le persone in fuga saranno immediate e devastanti”.
Compreso un effetto paradosso: il mondo rischia di essere meno e non più sicuro. Se oggi “la maggior parte dei rifugiati rimane vicino a casa” perché trova sostegno e cure, “più persone disperate saranno spinte a continuare a spostarsi”, ha ammonito Grandi.
“Le donne e le ragazze rifugiate a rischio di stupro e altri abusi stanno già perdendo l’accesso ai servizi che le tenevano al sicuro”, ha detto, “i bambini vengono lasciati senza insegnanti o scuole, e sono spinti al lavoro minorile, finiscono nelle mani dei trafficanti di esseri umani o costretti al matrimonio precoce”.
L’alto commissario non ha nominato esplicitamente gli Stati Uniti, un tempo i maggiori donatori al mondo, ma è da Washington che l’onda è partita e sta travolgendo già decine di agenzie dell’Onu e a cascata organizzazioni non governative.
La stessa Unchr, che ha 20mila dipendenti per la maggior parte in prima linea, ha annunciato tagli al personale: il mese scorso sono partite 600 lettere di licenziamento e altre sarebbero in arrivo.
Grandi ha sottolineato che l’agenzia “ha cercato modi innovativi ed efficienti per portare a termine la sua missione, sfruttando al massimo ogni donazione£. Ma non basta. “Con meno fondi, meno personale e una minore presenza dell’Unhcr nei paesi che ospitano i rifugiati, l’equazione è semplice: si perderanno vite umane”, ha ammonito, e dunque “facciamo appello agli Stati membri affinché onorino i loro impegni”. (AGI)
SAB