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Mercati globali si preparano a impatto tensioni M.O.

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La guerra tra Israele e Hamas ha spostato l’attenzione degli investitori sui crescenti rischi geopolitici per i mercati finanziari globali. I trader aspettano di vedere se il conflitto coinvolgerà altri Paesi della regione, con il potenziale di far salire ulteriormente i prezzi del petrolio e di assestare un nuovo colpo all’economia mondiale.
Israele ha dichiarato che continuerà a permettere ai cittadini di Gaza di evacuare a sud, mentre le sue truppe si preparano per un assalto di terra alla Striscia controllata da Hamas, come rappresaglia per l’assalto senza precedenti del 7 ottobre lanciato dal gruppo militante palestinese.

“Sembra che ci si stia dirigendo verso una massiccia invasione di terra a Gaza che porterà a una perdita di vite umane su larga scala”, ha osservato Ben Cahill, senior fellow del Programma di Sicurezza Energetica e Cambiamento Climatico al Center for Strategic and International Studies (Csis). Secondo l’esperto, “ogni volta che si verifica un conflitto di questa portata, ci sarà una reazione del mercato”. Reazione che la scorsa settimana è stata relativamente contenuta, anche se la valuta israeliana – lo shekel – è crollata rispetto al dollaro e a un paniere internazionale di monete.
In concomitanza con l’acuirsi delle violenze, gli asset rifugio a partire dall’oro e dal dollaro hanno ricominciato ad attrarre gli investitori. Venerdì il metallo prezioso ha guadagnato oltre il 3% ed è salito sopra i 1.920 dollari l’oncia, mentre la divisa Usa ha toccato il top da una settimana.
Un conflitto in espansione potrebbe inoltre tornare a far correre l’inflazione e, come conseguenza, portare a ulteriori rialzi dei tassi d’interesse in tutto il mondo.
Preoccupano poi i prezzi dell’energia, con il petrolio e il gas in rally negli ultimi giorni. Venerdì i prezzi del greggio sono schizzati di quasi il 6% per l’aumento delle tensioni nella regione e il rischio di un conflitto più ampio. Il Wti ha chiuso le contrattazioni a 87,87 dollari al barile, il Brent a 91,09 dollari. Il primo indicatore della reazione all’escalation della violenza nel weeekend si avrà nella notte, quando il petrolio inizierà a essere scambiato in Asia.     Nella seconda settimana di ottobre, in Europa, i future del gas naturale sono aumentati di oltre il 40% a 55 euro per megawattora, complici anche l’arrivo delle temperature più fredde e le preoccupazioni per gli scioperi negli impianti di Gnl in Australia. Israele ha chiuso un importante giacimento di gas per i problemi legati alla sicurezza nel contesto del conflitto in corso, che potrebbero influenzare le esportazioni di gas naturale liquefatto dall’Egitto. Per l’Europa, la guerra tra Hamas e Israele rappresenta uno dei rischi geopolitici più significativi per i mercati del petrolio e del gas dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. (AGI)