Torino – Sanità, riforme, Pnrr, migranti, leale collaborazione tra i vari livelli istituzionali, legge di bilancio. Giorgia Meloni arriva al Festival delle Regioni di Torino e sprona i governatori a lavorare insieme per il futuro del Paese. Le manifestazioni organizzate in città dai centri sociali non la sorprendono (“le considero perfettamente normali e mi ricordano che io sono dalla parte giusta della storia”, dice) mentre la polemica con la magistratura sul tema delle espulsioni degli irregolari resta fuori dal teatro Carignano (“Non c’è nessuno scontro”, assicura).
Nella due giorni di Torino i presidenti hanno chiesto a più riprese maggiori investimenti sulla sanità. Un argomento che la premier non evita, e avvisa: “Un sistema sanitario efficace è l’obiettivo di tutti, ma sarebbe miope concentrare tutta la discussione sull’aumento delle risorse. Bisogna avere un approccio più profondo anche su come vengono spese. Non basta necessariamente spendere di più per risolvere i problemi se poi i fondi vengono usati in modo inefficiente”, aggiunge. Anche nella legge di bilancio la questione sarà affrontata, insieme al sostegno dei redditi attraverso il taglio del cuneo fiscale e agli aiuti alle famiglie “che mettono al mondo dei figli”. Tra le priorità c’è anche (se ci saranno spazi) “il rafforzamento delle pensioni più basse”. Le risorse, ricorda comunque alla platea, “sono limitate, anche a causa dell’eredità di una politica che ha sempre avuto in passato un orizzonte troppo breve”. La strategia del governo è dunque quella procedere passo dopo passo, con “l’orizzonte di una legislatura. Non si può fare tutto e subito – spiega – ma si possono cadenzare gli interventi”. Tra le scelte strategiche cita anche il Piano Mattei per l’Africa che sarà portato in Parlamento e l’attenzione sul sistema del welfare: “Quello attuale non può reggere se abbiamo una popolazione che continua a invecchiare e sempre meno persone che lavorano e le mantengano e se non investiamo sulla natalità”, sottolinea. I primi obiettivi da raggiungere – subito dopo il via libera della legge di bilancio – sono invece le riforme. “Vorremmo procedere spediti. Vorrei che questa fosse la stagione, l’anno, nel quale mettere in cantiere tutte quelle che abbiamo in mente”, afferma, come “quelle che eviteranno ribaltoni e giochi di palazzo”.
Anche sul Pnrr non sono ammessi ritardi. L’invito è quello di “correre, correre, correre” tutti insieme (ancora) per “spendere al meglio” quanto disponibile. C’è poi il percorso che porterà all’approvazione dell’autonomia differenziata (altro capitolo al centro della discussione all’assise di Torino). “Proseguirà senza stop”, scandisce, perché è un’occasione “per costruire un’Italia più unita e più forte, in grado di viaggiare ad unica velocità”.
A Torino, il presidente del Consiglio non dimentica il rapporto con l’Europa, specie sul capitolo migranti. Dal Consiglio europeo che si terrà a Granata si aspetta “passi in avanti. Ci stiamo lavorando, ci lavoriamo ogni giorno” ora, conclude, “bisogna essere molto concreti”.
Dopo l’intervento al Festival, che l’anno prossimo si svolgerà in Puglia, Meloni viene accompagnata dal presidente delle Regioni, Massimiliano Fedriga, e dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, nell’Aula del Parlamento subalpino, il primo parlamento dell’Italia unita, per celebrare i 40 anni della Conferenza Stato-Regioni. Sullo scranno che fu di Camillo Benso conte di Cavour posa un mazzo di fiori, un omaggio al primo presidente del consiglio italiano. “A Palazzo Chigi – racconta infine – c’è una sala dove sono esposti i ritratti di tutti i presidenti del Consiglio. Quando passo davanti a quella carrellata di storia, sento addosso il peso della responsabilità nel guidare una nazione come l’Italia: bisogna ricordarsi che si è eredi di una storia straordinaria. Essere all’altezza è difficilissimo”, confida prima di esprimere l’auspicio che lo spirito del Risorgimento e “il coraggio di quei giovani ribelli che hanno fatto l’Italia”, possano ricordare a tutti “che facciamo parte di una grande comunità e che si vince e si perde tutti insieme. Il governo crede nella collaborazione tra tutti i livelli della Repubblica perché c’è la consapevolezza che nessuno può pensare di affrontare da solo questioni molto complesse”.