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Matusa addio, ecco come invecchiano felicemente i maschi italiani

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AGI – Ve li ricordate i “matusa”? Così quelli nati tra la fine degli anni Cinquanta e i Sessanta liquidavano chi aveva superato gli anta, considerandolo già con un piede nella tomba e comunque senza nessuna velleità o traguardi futuri se non quello di una panchina ai giardinetti. Adesso però quegli ex baby boomers smaniosi e irriverenti sono diventati sessantenni pure loro e un po’ per l’allungamento dell’aspettativa di vita e dell’età della pensione sempre più distante, un po’ per le passioni che nutrono la loro maturità e per un certo giovanilismo imperante il quadro è decisamente cambiato, con lo spettro del“matusa” rinviato di tre decenni.

Lo racconta Alessandra Paolini, giornalista di Repubblica nel suo libro “60 e dintorni” (sottotitolo “L’età che mette(va) in crisi gli uomini), edito da  Typimedia, attraverso tredici interviste ad altrettanti splendidi sessantenni: dal presidente del Coni Giovanni Malagò fiero della sua chioma bianca che non tingerebbe “manco morto”, allo scrittore Maurizio De Giovanni contento dell’età che ha (“al mattino quando mi faccio la barba davanti allo specchio, io mi piaccio, mi piacciono le rughe del mio invecchiare”) da altri famosi come Antonio Pappano, Massimo Ghini e il fotografo di moda  Giovanni Gastel a  meno noti preti coraggio e pescatori.

A calamitare Paolini verso l’indagine di quest’età maschile indiscutibilmente delicata e da manovrare con cura, è stato, scherza con l’AGI, “il desiderio di capire qualcosa di più”, attraverso il confronto con altri coetanei, di suo fratello e suo marito, entrambi sessantenni. Ha scoperto, racconta, una generazione che sta vivendo una stagione in cui si ha molta voglia di fare, amare (quasi tutti e forse questo è un dato decisivo, sono al secondo giro di giostra matrimoniale) e coltivare passioni professionali e personali.

A Paolini i tredici testimonial sessantenni hanno aperto le loro case e i loro uffici mettendosi a nudo su temi come la vita e la morte, l’amore e il sesso, la salute e il benessere, il dolore e la malattia, i traguardi, le aspettative, e sbrogliando i loro nodi affettivi: “Si tende a pensare che i maschi italiani siano dei grandi mammoni, invece mi hanno parlato un po’ tutti del rapporto e del confronto con i loro padri”.

Per De Giovanni, papà letterario de ‘I bastardi di Pizzofalcone’ scavallare i sessanta non è stato affatto traumatico, grazie alla sua vita da scrittore cominciata  alla soglia dei cinquant’anni : “Spesso mi appaiono più anziani quelli che hanno trent’anni, sembrano dei settantenni, li vedo spesso spenti e disincantati” spiega consegnando il segreto per non invecchiare, perlomeno mentalmente: la passione: “Entusiasmarsi, divertirsi, continuare a meravigliarsi e magari anche a indignarsi, ma attribuendo sempre passione alle cose che si fanno”. 

Ghini, che, ammette, definiva suo padre “matusa” segnala che il segreto è il non far morire il fanciullo che è in noi, il giornalista story teller Federico Buffa chiarisce di sentirsi più contento oggi di quando aveva trent’anni e spiega che in Italia si è purtroppo spesso “troppi acerbi o troppo stantii”, mentre Pappano, l’unico tra i tredici a cui oggi piacerebbe staccare un po’ per viaggiare con la moglie rivedere la famiglia bloccata dal Covid nel Connecticut è sicuro che a sessant’anni ci si liberi “dalla schiavitù di dover per forza piacere a tutti”.

Il ritocco estetico però se lo concedono in parecchi, almeno tra i cosiddetti vip, come svela il chirurgo cult Marco Gasparotti, anche lui sessantenne rinato dopo un secondo matrimonio e il superamento di una malattia, elencando i più richiesti: blefaroplastica, mastoplastica ai pettorali afflosciati e una sistematina all’addome.

Malagò che da ragazzino, confessa, definiva “i vecchi” i quarantacinquenni che occupavano il campo di calcetto  dove lui e i suoi amici smaniavano per giocare, mette l’accento sul momento cruciale della pensione e sui rischi di un effetto boomerang: “Chi tira i remi in barca per scelta, con l’idea del vado in pensione e me la godo, dopo il primo periodo in cui pensa “che figo, che bello” spesso finisce per accartocciarsi su se stesso”. 

Meglio seguire le passioni, non necessariamente da prima pagina: l’operatore ecologico Alessandro Bertozzi, di Piombino si mantiene giovane con la pesca in apnea. Uno dei pochi, forse, ad aver detto la verità alla Paolini sulla questione sesso: “Diciamo che le prestazioni sono un po’ ridotte, non si va più come un tempo…”. Al Viagra però non ha mai pensato, giura: “Conosco gente che cha finito lo stipendio, io se riesco a risparmiare, preferisco comprare una nuova muta subacquea”.

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Fonte: cronaca agi


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