Democrazia ed economia libera sono due facce della stessa medaglia, fondamentali per il nostro Paese. Sergio Mattarella interviene all’Assemblea di Confindustria, per la prima volta nella storia della kermesse industriale, e ricorda come il lavoro sia uno dei capisaldi della prima parte della Costituzione, ma senza cadere nel capitalismo di rapina. Carta e democrazia sono infatti i due principi cui si è ispirata l’ultima Assemblea a guida Bonomi, e proprio il richiamo alla democrazia ha spinto il presidente della Repubblica ad accettare, fatto inedito ma applauditissimo, l’invito ad intervenire dal palco. E dunque il primo appello è rivolto a tutti: istituzioni, imprese e cittadini, ma forse più ai primi che agli ultimi. “Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura”. Per Mattarella gli errori possibili sono due: limitarsi a denunciare i problemi “senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni” e soprattutto “cedere alle paure, quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando anche contro i fatti l’esasperazione delle percezioni suscitate”.
Il capo dello Stato cita Luigi Einaudi, presidente liberale, e Franklin Delano Roosevelt, che fece uscire gli Stati Uniti dalla terribile crisi del ’29 con la speranza realizzata del New Deal. Molto è cambiato ma c’è una costante che va ricordata a maggior ragione ora che si affacciano nuovi autoritarismi nel panorama mondiale: “il legame, per quanto possa a molti apparire scontato, tra economia e democrazia”. La crisi del capitalismo negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso “mise in discussione anche gli ordini politici esistenti, registrando un diffuso malcontento verso la democrazia, ritenuta noiosa e inefficace rispetto ai totalitarismi che si erano affacciati e che si stavano consolidando” ha ricordato. Un precedente da cui stare in guardia: “In alcune situazioni europee, com’è noto, la crisi dell’economia concorse alla crisi della democrazia ed ecco perché, al contrario, una economia in salute contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità”.
Dunque economia di mercato come elemento fondamentale per una democrazia, ma con dei paletti ben precisi, senza sconfinare in un capitalismo senza regole, a maggior ragione ora che sull’Eurozona spirano venti di recessione. Perché “la democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà d’intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il “capitale sociale” di cui un Paese dispone. Un capitale che “non possiamo impoverire”. Alle imprese Mattarella fa notare i tanti “giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili”.
“Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici”, sono “veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power”, veri e propri “agenti di libertà”. Ma “non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco”, la ricchezza deve essere diffusa.
Il fondamento della democrazia è ”evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni. Vale per le imprese, a proposito delle quali possiamo parlare di concorrenza all’interno di un mercato libero. E la lotta ai monopoli ne rappresenta capitolo importante”. Ma l’impresa, nel “rapporto sostanziale tra economia e istituzioni” deve essere libera, una volta fatti salvi “la salute, l’ambiente, la sicurezza, la libertà, la dignità umana”. Dunque si devono evitare “il dirigismo economico e il protezionismo tipico delle esperienze autoritarie. Significa trasferire sul terreno dell’economia il principio di libertà”.
Il potere pubblico, per fare la sua parte, deve “assicurare qualità nei servizi; efficacia, efficienza e chiarezza del sistema normativo; garantire sicurezza contro le forme assunte dalla criminalità; dare efficacia sanzionatoria verso comportamenti scorretti”.
Alla base della Costituzione c’è infatti l’uomo e si deve contrastare “il crescere delle disuguaglianze”. “L’Italia progredisce e si sviluppa con il dialogo tra le parti sociali” e quindi “l’economia di mercato non pone in discussione valori costituzionalmente rilevanti, quali il rispetto della dignità umana e il dovere di solidarietà” o, nei diversi articoli della carta, “la tutela del lavoro”, “le condizioni di lavoro” e “la donna lavoratrice”.
Fondamentale è poi “il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro”. E sarebbero “incomprensibili imprese che – contro il loro interesse – non si curassero, nel processo produttivo, della salute dei propri dipendenti”, dell’ambiente, del futuro.
Infine Mattarella tocca il tema degli ‘Over the top’, che non sono “legubus soluti” come le istituzioni non sono dominus assoluti: “vanno rifiutate spinte di ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale”.
Il Presidente conclude ricordando il lavoro compiuto durante la pandemia, imprese e lavoratori sono stati “protagonisti di una ripresa prodigiosa e positivamente contagiosa, senza eguali nei G7”. E dunque “abbiamo fiducia nel nostro Paese e nel suo futuro; e sapere di avere il mondo dell’impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell’Italia, è motivo di conforto e di grande apprezzamento” come lo è sapere di avere regole salde e di poter fare affidamento su noi stessi e sulle democrazie dell’Unione europea.