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Martha, nata alle terme che accolgono gli sfollati in Ucraina

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AGI – Hanna ha dato alla luce la sua bambina, dopo la fuga dalle bombe russe su Kiev, e sta bene. Martha è nata in una struttura ricettiva termale, nell’ovest dell’Ucraina, a un centinaio di chilometri da Leopoli, dove la sua mamma, al nono mese di gravidanza, aveva trovato rifugio assieme al papà Ivan e ai due fratellini.

L’AGI aveva raccontato la storia di Hanna e della sua famiglia il 26 febbraio scorso. Subito dopo l’inizio della guerra, la giovane madre era scappata in campagna, rischiando di partorire senza assistenza. Poi, con altri profughi, ha trovato riparo nella struttura ricettiva termale. Qui Hanna è stata raggiunta da sua madre, che ha lasciato la sua casa a Zhytomyr, e dai suoceri, i genitori del marito Ivan, che ancora resistevano a Kiev.

I titolari della struttura hanno deciso di accogliere le famiglie sfollate e bisognose di cure. Chi ha la possibilità lascia un contributo per garantire le paghe ai dipendenti, chi non può permetterselo viene accolto ugualmente. Hanna è stata assistita da un’infermiera che l’ha accompagnata nell’ultimo mese di gravidanza e preparata al parto.

Un futuro in Sardegna

Al momento opportuno, la donna è riuscita a spostarsi nell’ospedale, ancora attivo, a venti minuti di distanza per il parto cesareo. La bambina è nata in tutta sicurezza, 3,650 chili di peso per 55 centimetri, ed è stata chiamata Martha, come la cugina l’attende ad Alghero, in Sardegna. Appena possibile Hanna e Ivan vogliono lasciare l’Ucraina e far vivere un periodo lontano dai bombardamenti ai loro tre bambini.

Il resto della famiglia ucraina di Martha e Maryna, che dalla Sardegna seguono le vicende della loro terra, si è spostata a ovest del paese, al confine con l’Ungheria, dalla nonna di 75 anni che ha scelto di non lasciare l’Ucraina.

Irina, cugina di Maryna, fa la psicologa e ha contribuito ad allestire a Leopoli un campo di accoglienza che si occupa dei bambini.

“Sentirsi utile fa pensare meno agli orrori della guerra e aiuta a reagire”, racconta Maryna all’AGI. “Mia cugina ha detto che li’ al confine può dare il proprio contributo a salvare il paese, garantendo accoglienza e supporto psicologico ai bambini che fuggono dai bombardamenti. Tanti di questi piccoli arrivano senza i genitori e hanno perso ogni certezza”. 

Source: agi


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