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Market mover: mosse Trump e dati lavoro test mercati gennaio

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Dopo aver brindato a un 2024 record per Wall Street, gli investitori si aspettano di cavalcare ancora l’onda positiva fino a metà gennaio, quando una serie di dati macro e le prime mosse del presidente Donald Trump potrebbero influenzare il trend dei mercati. L’S&P 500 è salito finora di circa il 25% nel 2024 mentre il Nasdaq Composite, che ha superato i 20.000 punti per la prima volta a dicembre, ha guadagnato oltre il 31%. Venerdì, tuttavia, la Borsa di New York ha chiuso in calo per alcune prese di profitto e ma anche perché gli investitori hanno iniziato a fare i conti con le prospettive future in un contesto di tassi d’interesse elevati e di rischio incombente di una nuova guerra dei dazi.
I listini Usa tendono a fare bene negli ultimi cinque giorni di negoziazione di dicembre e nei primi due giorni di gennaio, nel cosiddetto ‘rally di Santa Claus’, che ha spinto i guadagni dello S&P di una media dell’1,3% dal 1969, secondo lo Stock Trader’s Almanac. Nonostante il selloff di venerdì, nelle ultime cinque sessioni lo S&P è salito dell’1,77%, mentre il Nasdaq dell’1,8%. La durata dello slancio rialzista dipenderà da diverse forze che potrebbero contribuire a guidare i mercati nel 2025. I dati mensili sull’occupazione del 10 gennaio dovrebbero fornire ai trader una nuova visione della salute e della forza dell’economia Usa. La crescita dell’occupazione è rimbalzata a novembre dopo le battute d’arresto legate agli uragani e agli scioperi dei mesi precedenti.
La forza del mercato sarà nuovamente messa alla prova poco dopo, quando le società statunitensi inizieranno a riportare gli utili del quarto trimestre. Gli investitori prevedono una crescita degli utili per azione del 10,33% nel 2025, rispetto a un aumento del 12,47% previsto nel 2024, secondo i dati Lseg riportati da Reuters, anche se si prevede che l’entusiasmo per le politiche del presidente eletto Donald Trump – che ha annunciato tagli delle tasse e semplificazioni normative – sosterrà alcuni settori ed asset, come banche, energia e criptovalute.
L’insediamento di Trump il 20 gennaio potrebbe però anche riservare ai mercati delle brutte sorprese. Si prevede che nel suo primo giorno alla Casa Bianca, il neo presidente rilascerà almeno 25 ordini esecutivi su una serie di questioni che vanno dall’immigrazione alla politica energetica e alle criptovalute. Trump ha anche minacciato d’imporre dazi del 25% su tutti i prodotti che entrano negli Usa dal Canada e dal Messico, e del 10% dalla Cina. I dazi, secondo gli analisti, potrebbero aumentare drasticamente i prezzi per i consumatori americani su tutto, dalla benzina ai prodotti agricoli, facendo risalire l’inflazione. Messico, Cina e Canada, infatti, hanno un interscambio complessivo con gli Usa superiore ai 1.000 miliardi di dollari, in una direzione e nell’altra.
Un certo grado d’incertezza potrebbe arrivare poi a fine gennaio dalla prima riunione di politica monetaria dell’anno della Fed. I listini sono crollati il 18 dicembre, quando la banca centrale ha attuato il suo terzo taglio dei tassi di interesse dell’anno segnalando però un minor numero di sforbiciate nel 2025 a causa delle prospettive d’inflazione incerte, deludendo gli investitori che avevano già prezzato tassi più bassi. (AGI)
GAV