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Mafia: confisca al costruttore del residence dove abitava Riina

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Confiscati beni per un valore di un milione di euro a Giuseppe Sansone, detto Pino, 74 anni. Si tratta del costruttore che con i fratelli Agostino e Salvatore realizzò il residence di via Bernini in cui abitava Totò Riina. Al capo di Cosa nostra, catturato il 15 gennaio 1993, dopo essere uscito proprio dal cancello del complesso edilizio, lo stesso Pino Sansone aveva fatto talvolta da autista. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, è stato eseguito dagli investigatori dell’ufficio Misure di prevenzione patrimoniali della divisione Anticrimine della questura di Palermo, che hanno condotto le indagini. La confisca riguarda una azienda edile, di proprietà del figlio di Sansone, Roberto, e che si trova in zona Uditore, la stessa del residence di via Bernini in cui oggi ci sono la stazione dei carabinieri Uditore e le sedi del Centro studi Paolo Borsellino e dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, ospitate tutte in beni confiscati ai Sansone. Passano ora allo Stato pure vari rapporti finanziari e sei automobili. Al costruttore è stata applicata pure la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, per quattro anni e sei mesi. Le misure erano state richieste in una proposta congiunta avanzata dalla Procura della Repubblica e dal questore di Palermo, Vito Maurizio Calvino e il sequestro, primo passaggio del procedimento, era stato eseguito già un anno fa, dalla polizia. Sansone era stato condannato definitivamente per mafia, a seguito della scoperta del covo di Riina, in cui furono trovati appunti manoscritti con riferimenti inequivocabili a lui e ai fratelli. A luglio 2019 la Squadra mobile aveva riarrestato Sansone nell’ambito dell’operazione New Connection, che aveva evidenziato legami perduranti tra esponenti del mandamento di Passo di Rigano-Boccadifalco e mafiosi italoamericani: per questo il “prevenuto” era stato condannato in primo grado a 11 anni e 8 mesi. (AGI)
PA1/MAV