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Made in Italy: New York, cibo tricolore conquista gli americani

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Americani “pazzi” per la dieta mediterranea con le esportazioni in Usa dei prodotti simbolo dello stile alimentare italiano che negli ultimi dieci anni hanno fatto registrare aumenti in valore anche a tripla cifra: dal +67 per cento dell’olio d’oliva al +193 per cento della pasta. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Istat elaborata per il Summer Fancy Food 2024, l’evento agroalimentare tra i più importanti in Nord America e in corso a New York. I dati sono stati diffusi in occasione dell’iniziativa al Farmers Market Grow Nyc di Union Square, a Manhattan. E’ la prima giornata dedicata alla dieta mediterranea negli Usa, presente il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia e il direttore di Campagna Amica Carmelo Troccoli. Nel più famoso mercato contadino della Grande Mela, insieme al Consorzio mozzarella di bufala campana Dop e a quello del Grana Padano Dop, gli agricoltori della Coldiretti si sono messi all’opera coinvolgendo le famiglie newyorchesi nella preparazione della pasta fatta in casa e nella conoscenza di alcune delle ricette della tradizione contadina che esaltano i prodotti del vero made in Italy. Una lezione di dieta mediterranea con la speciale partecipazione di Mimmo La Vecchia, uno degli storici casari italiani che, per la prima volta, ha portato a New York l’arte della vera mozzarella di bufala, facendo vedere dal vivo le diverse fasi di lavorazione di uno dei prodotti principali del nostro made in Italy promosso dal Consorzio di tutela. Le vendite di “pummarola&co”, ricorda ancora Coldiretti, negli States sono praticamente triplicate (+133 per cento) ma anche i formaggi, dal Parmigiano Reggiano ‘dop’ al Grana Padano ‘ dop’, sono quasi raddoppiate, con +86 per cento. Anche il vino è sempre più presente sulle tavole americane con un incremento del 63 per cento in valore. Ma il prodotto simbolo resta l’olio d’oliva: gli Stati Uniti hanno scavalcato la Spagna al secondo posto tra i maggiori consumatori mondiali, con 375 mila tonnellate, ed entro il 2030 potrebbero superare addirittura l’Italia. (AGI)