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Macron alle prese con i nodi del secondo mandato

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Con le vicende belliche in atto in Ucraina e una crisi economica che avanza sullo sfondo, la scelta del venticinquesimo presidente francese è caduta sulla nomina di Elizabeth Borne alla guida del governo, prima donna dopo 30 anni  incaricata di formare il nuovo esecutivo

di Giuseppe Accardi

Chiuse le elezioni francesi, con la rielezione di Macron, si dà il via al secondo mandato dell’ormai ex ministro, che preannuncia numerose prese di posizione per quanto riguarda la politica estera e per quel che concerne la cooperazione e la sicurezza internazionale.

Assicuratosi la permanenza all’Eliseo, il più giovane presidente della storia francese ha sentito innanzitutto la necessità di allargare la maggioranza del suo governo, per evitare di perdere ulteriore terreno, come già mostrato in quest’ultima tornata elettorale.

Con le vicende belliche in atto in Ucraina e una crisi economica che avanza sullo sfondo, la scelta del venticinquesimo presidente francese si è manifestata attraverso la nomina di Elizabeth Borne alla guida del governo, prima donna francese dopo 30 anni,  incaricata di formare la nuova squadra di governo che farà da contorno al secondo ed ultimo mandato di Emmanuel Macron.

La Borne, ministra del Lavoro uscente, fedelissima del presidente e fine conoscitrice delle politiche dell’agenda per il prossimo quinquennio, ha occupato negli anni precedenti posizioni apicali nelle istituzioni francesi, ricoprendo incarichi ministeriali tra gli anni 80 e 90, culminati con la nomina alla direzione del ministero dei Trasporti nel 2017.

Spetterà a lei formare il nuovo esecutivo con la scelta dei componenti che andranno ad occupare i vari dicasteri.

Ritornando a Macron, nelle scorse settimane, subito dopo l’elezione, ha ribadito la vicinanza alla popolazione ucraina, sottolineando come la mobilitazione e gli aiuti  francesi siano stati tempestivi e necessari per evitare la presa del Paese da parte dei soldati di Putin.

Nonostante ciò invoca il cessate il fuoco, dichiarandosi apertamente non in guerra con la Russia e a favore della Pace, un atteggiamento che sicuramente rischia di mettere in discussione le ormai residue possibilità di una risoluzione definitiva del conflitto sul continente, attraverso una mediazione europea.

Il rischio che possa materializzarsi una crisi, perché no alimentare, è ben chiaro al Presidente,  il quale si è espresso in più occasioni sulle sfide che dopo pandemia e guerra potranno destabilizzare il continente e i paesi del Mediterraneo.

A suo avviso una convergenza europea, risulterà decisiva e la cooperazione deve in ogni modo passare da una riforma delle istituzioni europee, da una revisione dei trattati vigenti, che non permettono un effettivo funzionamento dei meccanismi.

Per quel che riguarda il settore energetico, Macron invoca la sovranità nazionale – come dargli torno d’altronde – potendo contare sulla produzione nucleare nazionale che permette un effettivo guadagno anche sulle esportazioni.

Insomma, le idee del presidente non sembrano ancora ben chiare, ma i problemi, dati alla mano, risultano essere di gran lunga inferiori rispetto a quelli italiani, dunque i nostri cugini d’oltralpe potranno dormire sonni tranquilli ancora per un po’, sperando in una rapida conclusione del conflitto e nel ritorno della Pace in Europa.