“Ci siamo organizzati con un modus operandi da movimento e una struttura da partito, quindi non possiamo dipendere da una sola persona chiunque essa sia”. Lo dice, intervistato da Il fatto quotidiano il capogruppo in Senato del Movimento 5 stelle Stefano Patuanelli, riferendosi all’invito di Beppe Grillo, fondatore del movimento, a ritornare al passato.
“Secondo me siamo di fronte semplicemente a una lettura non giusta di Beppe di un’assemblea che più che costituente sarà deliberante come da statuto. Magari sarebbe bastato un colpo di telefono per parlarne”, aggiunge. A Grillo, “nella sua risposta, Conte ha spiegato il percorso, che mi sembra l’unico lecito per un’associazione che anche un partito, con uno statuto che determina le attività degli iscritti. Non è una resa dei conti ma una giusta puntualizzazione di ciò che il Movimento sta facendo dopo le europee e il calo di consensi”.
I rilievi del garante sul fatto che ci sia una crisi d’identità e vaghezza nelle proposte del M5s?
“Onestamente ritengo queste critiche un po’ ingenerose rispetto a quello che abbiamo fatto in questi anni. Poi, certo, di errori ne abbiamo commessi. Forse è stato un errore anche individuare un tecnico come ministro per la transizione ecologica (Roberto Cingolani, ndr) e non si può certo imputare a Conte. Infine, su pace lavoro le nostre posizioni mi sembrano lette chiare”, la risposta di Patuanelli.
Quanto alla regola dei due mandati, “anche l’arroccamento verso una posizione di principio che non può essere discussa è irrazionale. Se andassimo in coalizione con il Pd alle regionali e dovessero sostenere un candidato dem con alle spalle sei legislature, che senso avrebbe non candidare uno dei nostri che di mandati ne ha svolti solo due? E’ giusto non dimenticare la propria storia ed è sano pensare che se hai iniziato a fare politica a 30 anni non devi arrivare a farla anche a 70. Ma anche quello di non allearsi con nessuno era il nostro principio, però la storia ci ha portato a superarlo“.
Quanto al dibattito nel Pd su Matteo Renzi, “è un tema interno al Pd”, ma “alcuni elementi ci fanno essere molto cauti” dato che “l’etica politica di Renzi è simile a quella di Toti e ciò non ci rende compatibili”. (AGI)