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M.O.: tregua lontana, Qatar abbandona mediazione

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Il Qatar si è ritirato dal ruolo di mediatore chiave per un accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza dopo aver concluso che Hamas e Israele non erano disposti a negoziare “in buona fede”, ha dichiarato una fonte diplomatica all’Afp. L’emirato del Golfo, che dal 2012 ospita la leadership politica di Hamas con la benedizione degli Usa, è stato coinvolto in mesi di lunga diplomazia per porre fine alla guerra scatenata dall’attacco del gruppo palestinese a Israele del 7 ottobre dello scorso anno.
Ma i colloqui, mediati anche dal Cairo e da Washington, si sono ripetutamente arenati dopo una tregua di una settimana nel novembre 2023 – l’unica finora – con entrambe le parti che si sono scambiate le colpe per l’impasse. “I qatarini hanno informato sia gli israeliani che Hamas che, fino a quando ci sarà un rifiuto a negoziare un accordo in buona fede, non potranno continuare a fare da mediatori”, ha detto la fonte diplomatica, parlando a condizione di anonimato. La fonte ha aggiunto che Doha ha già “notificato la sua decisione a entrambe le parti, Israele e Hamas, e all’amministrazione statunitense”.
“I qatarini hanno comunicato all’amministrazione statunitense di essere pronti a riprendere la mediazione quando entrambe le parti dimostreranno una sincera volontà di tornare al tavolo dei negoziati”, ha detto la fonte. Non ci sono state conferme ufficiali da parte del Qatar né commenti da parte dell’Egitto e degli Usa. Con i colloqui per la tregua di Gaza a un punto morto, l’ufficio politico di Hamas a Doha “non serve più”, ha detto la fonte, senza specificare se il Qatar intende chiedere ai leader del gruppo palestinese di lasciare il Paese.
Durante i colloqui dello scorso anno, sia i rappresentanti del Qatar che quelli degli Usa hanno indicato che Hamas sarebbe rimasto a Doha finché la sua presenza avesse offerto un canale di comunicazione praticabile. Un alto funzionario di Hamas a Doha ha detto: “Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di lasciare il Qatar”. Nonostante la tregua dello scorso novembre, quando sono stati liberati decine di ostaggi detenuti da Hamas, i successivi cicli di negoziati non sono riusciti a porre fine alla guerra. Per sbloccare la situazione, in prossimità della fine del mandato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e in vista delle elezioni americane di questa settimana, il mese scorso Washington e Doha hanno annunciato nuovi colloqui di persona per esplorare nuove opzioni. Un rappresentante di Hamas ha dichiarato all’inizio di novembre che il gruppo aveva ricevuto una proposta di tregua a breve termine da Egitto e Qatar, ma l’aveva rifiutata. La fonte diplomatica ha detto oggi che il Qatar ha “concluso che non c’è sufficiente volontà da entrambe le parti” per colmare le lacune dei negoziati. Un ostacolo cruciale è stato l’insistenza di Hamas sul ritiro completo di Israele da Gaza, che gli israeliani hanno ripetutamente respinto. I colloqui sono diventati “più una questione politica ed elettorale che un serio tentativo di garantire la pace”, ha detto la fonte.
Sul terreno della Striscia di Gaza assediata, i combattimenti non hanno mostrato segni di diminuzione. L’agenzia di difesa civile del territorio ha dichiarato che gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso almeno 14 palestinesi durante la notte. Il portavoce della difesa civile Mahmud Bassal ha dichiarato che almeno nove persone, tra cui bambini e donne, sono state uccise in un attacco che ha colpito le tende che ospitano i palestinesi sfollati nella zona meridionale di Khan Yunis, un bilancio confermato dalla Mezzaluna Rossa palestinese. Un altro attacco ha ucciso cinque persone a Gaza City, nel nord, ha detto Bassal.
L’esercito israeliano ha dichiarato che le sue truppe hanno ucciso “decine di terroristi” nell’area di Jabalia, nel nord di Gaza, dove sta conducendo un’operazione aerea e terrestre a tappeto da oltre un mese.
Secondo una valutazione pubblicata sabato dalle Nazioni Unite, nel nord di Gaza si profila una carestia a causa del “rapido deterioramento della situazione”, dell’aumento delle ostilità e del blocco quasi totale degli aiuti alimentari. “La soglia della carestia potrebbe essere già stata superata o lo sarà nel prossimo futuro”, si legge nell’allarme lanciato dal Comitato per la revisione della carestia. L’esercito israeliano ha messo in dubbio la credibilità del rapporto, denunciando “dati parziali, distorti e fonti superficiali con interessi acquisiti”. (AGI)
ANT