Negli ultimi mesi l’amministrazione Biden ha rimosso le procedure di emergenza che erano in atto per fornire rapidamente armi a Israele all’inizio della guerra, ha detto domenica al Times of Israel un funzionario americano.
La rivelazione aiuta a spiegare le piccate accuse di Netanyahu. Gli Stati Uniti hanno spiegato di aver trattenuto solo una spedizione di bombe pesanti che temevano che Israele avrebbe utilizzato nella città densamente popolata di Rafah, nel sud di Gaza. Tutte le altre spedizioni sono proseguite a ritmo normale, ha spiegato la Casa Bianca.
Il funzionario statunitense ha dichiarato al Times of Israel, in condizione di anonimato, che un “ritmo normale” non significa il ritmo accelerato consentito dagli Stati Uniti durante i primi mesi di guerra. Negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno ripreso le normali procedure per i trasferimenti di armi. Il funzionario ha aggiunto che la mossa è coincisa con un significativo rallentamento delle operazioni dell’Idf a Gaza insieme alla preoccupazione di Washington per una potenziale offensiva preventiva israeliana contro Hezbollah in Libano che potrebbe portare a una guerra regionale.
A fare i conti, proprio oggi, è stato Channel 12 secondo cui durante la prima parte della guerra sono state consegnate a Israele circa 240 spedizioni di armi. Quel numero è sceso a circa 120 negli ultimi mesi, ha affermato la rete. Un secondo funzionario – israeliano – ha insistito sul fatto che il ritorno al ritmo prebellico delle spedizioni di armi statunitensi non ha influito sulla capacità operativa dell’Idf a Gaza o in Libano.
Secondo il funzionario statunitense citato dal Times of Israel, Netanyahu ritiene di poter trarre vantaggio politico in patria provocando un battibecco con Washington e teme che, se le spedizioni di armi dovessero riprendere a ritmo sostenuto, potrebbe essere il ministro della Difesa Gallant a prendersene il merito. (AGI)
UBA