Bruxelles, 23 ott. – “Stiamo seguendo minuto per minuto i nostri connazionali che sono in Israele, che sono nella Striscia di Gaza e che sono ostaggi. Ci sono tre diverse istanze. Ci sono più di una famiglia italiana nel nord di Israele, in zone dove sono l’attacco di Hezbollah. Abbiamo due ostaggi, e abbiamo un altro gruppo di italiani nel Sud della Striscia che ci auguriamo possano uscire il prima possibile dal corridoio di Rafah. Stiamo seguendo minuto per minuto e in più lavoriamo perché ci possa essere una situazione che vada man mano verso la pace e non verso l’incremento del clima di guerra che c’è. L’Italia lavora perché ci possa essere una situazione che vada man mano verso la pace e non verso l’incremento del clima di guerra che c’è. Continuiamo a lavorare per la de-escalation, per impedire che ci sia una regionalizzazione della guerra. Dobbiamo fare in modo che Libano e Iran non siano parte del conflitto tra Israele e Hamas. Fermo restando il diritto di Israele a difendersi ma allo stesso tempo bisogna difendere la popolazione civile. Gli interlocutori sono tanti: l’Egitto, il Qatar, la Giordania, l’Arabia Saudita, gli Emirati, la Tunisia, la Turchia. Tanti Paesi del mondo arabo e del mondo musulmano che possono svolgere un ruolo per evitare una deflagrazione del conflitto e convincere anche Hamas a non lanciare missili contro Israele, convincere Hezbollah a non lanciare missili contro Israele e lavorare per la liberazione degli ostaggi civili. I rischi” di un allargamento del conflitto in Medio Oriente “ci sono, ecco perché stiamo lavorando, perché questo non si trasformi in realtà. L’azione diplomatica è fondamentale. L’azione diplomatica dell’Europa, l’azione diplomatica dei singoli Paesi europei, l’azione degli Usa. Tutti quanti stiamo lavorando perché non ci sia un incendio in Medio Oriente. La via diplomatica è sempre quella che va seguita più di ogni altra. Noi abbiamo molti militari sotto le bandiere dell’Onu al confine tra il Libano e Israele. Quindi stiamo lavorando anche per tutelare i nostri militari così come per tutelare tutti gli italiani che vivono in queste zone. Ma la situazione è certamente difficile e complicata. Non abbiamo segnali di attentati possibili nel nostro Paese. Ma questo non significa che non si debba alzare la guardia e non aumentare la vigilanza soprattutto nei luoghi frequentati dai nostri concittadini di religione ebraica”. Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Ue a Lussemburgo. “Stiamo lavorando anche per garantire la sicurezza all’interno del territorio nazionale. Ecco perché abbiamo deciso di sospendere Schengen al confine tra Italia e Slovenia, proprio perché sappiamo che nell’area dei Balcani i trafficanti di esseri umani sono gli stessi che trafficano in armi. Quindi non possiamo permetterci di correre rischi di ingressi di persone armate che possano compiere attentati nel nostro Paese. Come stiamo vigilando sul fatto che possa esserci qualche folle che si radicalizza da solo, via internet ” Lo ha dichiarato il ministro agli Esteri, Antonio Tajani, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Ue a Lussemburgo.