“Gli orrori che si stanno perpetrando in Palestina, e non solo, meritano attenzione da parte del Governo e da parte di tutte le istituzioni. L’ultimo raid avvenuto a Rafah ha suscitato l’indignazione e lo sconforto del mondo intero. Ora più che mai c’è bisogno di un’azione congiunta per fermare questa catastrofe umanitaria, noi stessi come Sapienza abbiamo chiesto e dobbiamo continuare a urlare con forza di cessare il fuoco e di interrompere il massacro ingiusto di migliaia di civili. Le manifestazioni, in questo momento, sono fondamentali ma non devono essere monopolizzate nelle loro forme”. Così i rappresentanti delle studentesse e degli studenti eletti in Consiglio di amministrazione sono intervenuti, nella seduta di oggi, a nome dell’intera comunità studentesca di Ateneo esprimendo indignazione nei confronti delle proteste violente e dagli atti vandalici compiuti da poche decine di individui che occupano da alcune settimane il pratone della Città universitaria. “Come rappresentanti degli studenti – hanno sostenuto – siamo in dovere di portare il pensiero della maggioranza del nostro Ateneo che è stanca del clima di violenza e devastazione presente in Sapienza. La violenza non si può combattere con altra violenza, né con atti vandalici o occupazioni abusive. Un ideale di pace non può giustificare l’azione di chi, per farsi sentire, distrugge un bene comune. Le pareti della nostra università sono imbrattate di scritte di odio contro tutti, contro i nostri colleghi, contro la Rettrice, contro le istituzioni, persino contro artisti, facendo ironia e perdendo di vista il senso reale della protesta. Stanotte, purtroppo, anche la sede destinata alle rappresentanze democraticamente elette, la nostra unica sede, e persino le bandiere della Pace che abbiamo esposto, sono state imbrattate da insulti nei nostri confronti. Ogni giorno, gli studenti si svegliano chiedendosi se assisteranno a scene di violenza, a risse, a lanci di bombe carta, o a scene di delirio, di festa sfrenata e atteggiamenti che hanno poco a che fare con le motivazioni della protesta. Noi, che riceviamo centinaia di segnalazioni quotidiane dai nostri colleghi indignati, pur sedendo in un organo politico così importante, ci sentiamo impotenti, vogliamo tutelare ogni singolo studente e ogni singolo spazio”.
“Chi perpetra queste azioni – hanno sottolineato le rappresentanze studentesche in Cda – non può modificare gli assetti geopolitici mondiali o costruire un dialogo per la pace, né riesce a sensibilizzare i propri colleghi su un tema attuale e drammatico. Queste azioni danno solo sfogo a chi cerca spazio per danneggiare e per schernirsi di chi, invece, la loro protesta la sta rispettando. È offensivo nei confronti del dramma che sta accadendo, vedere pubblicati video di attività e giochi svolti in leggerezza, gli ultimi proprio la scorsa domenica. L’eccesso di libertà di alcuni, oggi, sta limitando le libertà di tutti gli altri di vivere gli spazi comuni e sta accentrando un tema che appartiene a tutti e di cui dobbiamo farci portavoce. Mentre noi discutiamo in questa sede, migliaia di civili continuano a morire. Vogliamo che tutti gli occhi siano concentrati su Rafah, non su altri atti vandalici e violenti nella nostra Università. Noi che rappresentiamo tutti gli studenti, oltre 100.000 in tutto l’Ateneo, sappiamo che i nostri colleghi vogliono che si parli di Palestina e di Pace, ma non in questo modo” hanno concluso. (AGI)
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