Il presidente iraniano Ebrahim Raisi e’ atteso il prossimo 28 novembre nella capitale turca Ankara, dove ad accoglierlo ci sara’ il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La visita di Raisi e’ stata annunciata dallo stesso leader turco dopo il vertice dei Paesi Islamici che ha avuto luogo in Arabia Saudita il 12 novembre scorso. Un vertice durante il quale Raisi ed Erdogan hanno avuto un bilaterale con al centro il conflitto tra Israele e Hamas e la situazione nella Striscia di Gaza.
Turchia e Israele sono due Paesi da sempre critici nei confronti delle scelte del governo israeliano e storicamente schierati al fianco della Palestina. Di conseguenza questa guerra ha riavvicinato i due giganti del mondo islamico, rappresentanti del panorama sunnita la Turchia e sciita l’Iran. Erdogan ha poi dichiarato che “non c’e’ alcuna ragione per non compiere passi al fianco dell’Iran”. Parole che denotano una convergenza di interessi e strategie rispetto alla crisi in corso. “Vogliono farci dire che Hamas e’ una organizzazione terroristica ma non ci faranno cambiare idea, Hamas e’ un movimento che combatte per la liberazione e per la protezione del popolo palestinese” ha detto Erdogan. Parole che a Teheran sono piaciute. L’Iran e’ infatti uno dei principali sostenitori, anche finanziariamente, di Hamas; mentre la Turchia offre un porto sicuro ai leader del movimento palestinese in esilio. Ankara e Teheran sono tra i pochi a mantenere vivi i rapporti e dialogare sia con Hamas che con gli Hezbollah libanesi (vicinissimi a Teheran ndr). Sui controllatissimi media iraniani nelle scorse settimane si sono moltiplicati articoli a favore della Turchia e titoli come “l’Iran non e’ solo nella lotta per la causa palestinese”. Un sentimento che ha alleviato il senso di isolamento in cui versa il Paese degli ayatollah, che nelle trattative che hanno portato allo scambio di ostaggi e al cessate il fuoco e’ stato tagliato fuori e ha assistito impotente al deterioramento della propria influenza in Medio Oriente durante questo conflitto. Riavvicinarsi ad Erdogan serve a Raisi anche perche’ il leader turco ha un raggio d’azione che gli permette di puntare a obiettivi concreti, a differenza dell’Iran. Le tre priorita’ fissate da Erdogan trovano infatti il favore degli ayatollah. Come da lui stesso rivelato il primo obiettivo della Turchia e’ portare aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza. Secondo obiettivo e’ un cessate il fuoco, non una tregua. Ankara ha espresso soddisfazione per la tregua di 4 giorni e per l’accordo per lo scambio di prigionieri. Tuttavia Erdogan insiste, vuole la cessazione delle ostilita’ e punta a diventare un interlocutore e fare pressione a nome di tutto il mondo islamico. Un ruolo per cui guadagnare il sostegno degli ayatollah gli garantirebbe il favore di tutto il mondo sciita. Terzo obiettivo di Erdogan e’ quello di fungere da garante per i palestinesi e spingere per un sistema di garanzia che porti alla progressiva creazione di uno stato palestinese. Una prospettiva, quella di una soluzione politica, da cui il governo iraniano non puo’ permettersi di rimanere tagliato fuori. (AGI)
TUY/TIG