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M.O.: pesante impatto su economie,Israele prova a rialzare testa

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A più di sei mesi dall’inizio della guerra in Medioriente, una cosa è certa: il suo impatto sulle economie è stato enorme. Mentre quasi tutte le attività di Gaza sono crollate, Israele sta cercando ora di confermarsi sul mercato come una proposta attraente per gli investitori, la “nazione delle start-up”.
Tra i settori economici più colpiti, inevitabilmente è stato quello del turismo: secondo l’Ufficio centrale di statistica, a febbraio sono arrivati in Israele solo 68.000 visitatori contro i 319.100 dello stesso mese dell’anno scorso. I turisti continuano a recarsi nei siti religiosi di Gerusalemme, ma secondo gli esperti si tratta per lo più di pellegrini che avevano già prenotato mesi e mesi addietro e che non hanno voluto disdire le loro prenotazioni. Per l’economia israeliana, una batosta non indifferente: in generale il calo di fiducia da parte del mercato si è tradotto in primo luogo nel taglio del rating da parte di S&P, da AA- ad A+ proprio alla luce dei rischi geopolitici. Secondo l’Ufficio centrale di statistica israeliano, nell’ultimo trimestre dell’anno scorso il Pil è crollato del 19,4% su base annua rispetto a luglio-settembre, quando era cresciuto dell’1,8%. Il calo, peggiore del previsto, è stato determinato da una diminuzione del 26,9% dei consumi privati, in quanto la fiducia è crollata in seguito agli attentati del 7 ottobre e le famiglie hanno ridotto le spese. Nel frattempo, gli investimenti fissi delle imprese sono crollati del 67,8%.
Molti israeliani, tuttavia, affermano che il rinomato settore high-tech e delle start-up del Paese si sta dimostrando più “a prova di guerra” del previsto. Secondo gli osservatori, il punto di forza di Israele è l’impegno della società civile. La CNN osserva che sebbene i dati economici ufficiali per i primi tre mesi del 2024 non siano ancora stati resi noti dal governo, i recenti dati sul mercato del lavoro dell’Ufficio centrale di statistica e i dati sulle transazioni con carta di credito della Banca d’Israele suggeriscono che l’economia si sta riprendendo.
Benjamin Bental, professore di economia all’Università di Haifa, ha affermato a DW che il mercato del lavoro “si sta stabilizzando molto rapidamente” aggiungendo che “non è ancora al livello prebellico, ma la disoccupazione formale è in realtà inferiore dell’1% rispetto al settembre 2023”. Purtuttavia, non si tratta di un obiettivo facile da raggiungere considerando che il conflitto con Hamas ha costretto il governo di Tel Aviv ad aumentare drasticamente le spese, con un’impennata della voce per la difesa, oltre ai costi da sostenere per la ricostruzione e la riallocazione degli sfollati. Il bilancio statale programmato per il 2024 ammonta a 584 miliardi di shekel (144 miliardi di euro) e se inizialmente prevedeva un deficit del 6,6% del Pil (contro il 2,25% di prima della guerra), facilmente questa percentuale lieviterà. Secondo Bental, l’8% appare una stima “più realistica”. Più disperata la situazione per la Palestina: uno studio congiunto del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e della Commissione Economica e Sociale per l’Asia Occidentale (ESCWA) ha rivelato che il tasso di povertà è salito al 58,4% dal 7 ottobre spingendo quasi 1,74 milioni di persone in più nella povertà. Allo stesso tempo, il Pil è crollato del 26,9%, con una perdita di 7,1 miliardi di dollari rispetto al 2023, anno di riferimento prima della guerra. Secondo le stime dell’Onu, se la guerra dovesse continuare per nove mesi, i livelli di povertà potrebbero più che raddoppiare, raggiungendo il 60,7%, con 1,86 milioni di persone in più che cadrebbero in stato di indigenza. Il Pil diminuirebbe ulteriormente del 29%, per un totale di perdite pari a 7,6 miliardi di dollari. La valutazione ha anche messo in guardia da un crollo dell’Indice di Sviluppo Umano (ISU), la misura sintetica del benessere dell’UNDP. In questo scenario, l’Isu per lo Stato della Palestina potrebbe scendere a 0,647, facendo arretrare i progressi di oltre 20 anni, fino a prima del 2004.
Per Gaza, le proiezioni sono più terribili. Dopo nove mesi di guerra, l’Isu potrebbe raggiungere lo 0,551, riportando il progresso indietro di 44 anni. il Joint Interim Damage Assessment della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite, che ha stimato i danni diretti alle infrastrutture di Gaza in 18,5 miliardi di dollari a gennaio 2024, pari al 97% del PIL totale dello Stato di Palestina nel 2022. (AGI)

RED