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M.O.: Patton (Custode Terrasanta), leader illuminati per dialogo

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Leadership illuminate in grado di rilanciare il dialogo: in una intervista ai media vaticani, il Custode di Terrasanta Padre Francesco Patton dedica un pensiero positivo agli Accordi di Abramo, ma rileva che gli attacchi del 7 ottobre 2023 hanno “non solo sabotato gli Accordi di Abramo, ma di fatto reso più difficile affrontare politicamente la questione palestinese. E allo stesso tempo lo ha reso necessario”.
È innegabile: “le ferite rimarranno a lungo”, ma “per essere risanate avranno bisogno di leadership illuminate, da una parte e dall’altra, che sappiamo lavorare per una riconciliazione”.

Si prenda coraggio sulla scorta di un precedente: “in Europa nel Novecento si sono combattute due guerre mondiali con milioni di morti. Ma poi, invece di combattere per le risorse, si condivisero: questo fu il grande colpo di genio di Schuman, De Gasperi e Adenauer quando decisero di creare la Comunità del carbone e dell’acciaio. È un percorso che ha garantito all’Europa una stagione di pace”. Fermo restando, nota il religioso, che “l’Europa, bene o male, fino alla metà del Novecento, era un continente che faceva riferimento a valori cristiani e quindi anche ai valori della riconciliazione, della pace, della cooperazione e altri simili. Qui ora ci troviamo di fronte a culture che non sono così dialoganti tra di loro”. La soluzione “due popoli, due stati” adesso è “sicuramente più difficile che non dieci o vent’anni fa. Però, al tempo stesso, ora si è preso coscienza che la questione palestinese deve avere una soluzione politica”, prosegue, Padre Patton, “quindi, il ritorno della teoria dei due Stati è legato anche al fatto che in questo momento credo non sia verosimile pensare a uno Stato unico. Il come concretamente mettere in piedi il secondo Stato, quello di Palestina – perché uno c’è già, quello di Israele – ha bisogno sicuramente del contributo prima di tutto dei diretti interessati, cioè dei palestinesi. Non si può far lo Stato di Palestina sulla pelle dei palestinesi, perché questa operazione è già stata fatta a suo tempo e non ha funzionato. Vanno coinvolti. Bisogna poi che i Paesi più influenti – in primis gli Stati Uniti, ma anche i Paesi arabi del Golfo – aiutino a trovare la forma adatta. I problemi, si sa, sono risolvibili. A suo tempo Sharon, quando decise il ritiro dei coloni da Gaza, fu anche in grado di realizzarlo concretamente”.(AGI)

RED