Le proteste contro Hamas a Gaza hanno suscitato stupore e fatto gioire il premier israeliano Benjamin Netanyahu mentre i rivali di Fatah, il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, hanno ribadito l’appello ad ascoltare le piazze e a lasciare il potere.
Il movimento militante palestinese ha preso le distanze, sostenendo che le manifestazioni avvenute a Beit Lahiya, Khan Younis, nel quartiere Shejaiyain a Gaza City e nel campo profughi di Jabalia in realtà sono contro la guerra di Israele e vengono pilotate per interessi politici.
“Le persone chiedono di fermare l’aggressione, ma il nemico e altri partiti con programmi politici stanno deviando le proteste spontanee per servire i programmi dell’occupazione e stanno cercando di presentarle come se i dimostranti fossero contro la resistenza”, ha affermato un alto funzionario di Hamas, Basem Naim all’emittente qatariota Al-Araby.
Stessa linea di pensiero di Basem Naim, un altro esponente del movimento, che ha sostenuto il diritto delle persone di protestare contro le sofferenze inflitte dalla guerra, ma ha anche denunciato delle “agende politiche sospette” che sfruttano la situazione. “Da dove vengono? Cosa sta succedendo in Cisgiordania? Perché non protestano contro l’aggressione in atto o non permettono alla gente di scendere in piazza per denunciarla?”. Un chiaro riferimento all’Anp e ai rivali di Fatah, che Hamas ha spodestato nella Striscia dopo la vittoria alle elezioni e i feroci scontri avvenuti nel 2007.
Da Gaza il portavoce di Fatah, Mundar Hayek, si è fatto nuovamente sentire, affermando che sia necessario un organismo di governo legittimo per ricostruire il territorio e fornire aiuti al popolo palestinese. “Sosteniamo le proteste a Gaza che chiedono la fine della guerra”, ha dichiarato. “Questa è la richiesta di ogni palestinese e Hamas deve ascoltare le voci nelle strade”.
Già nei giorni scorsi Hayek aveva esortato il gruppo militante a “farsi da parte per il bene pubblico”, in nome della salvaguardia dell'”esistenza della popolazione palestinese” nella Striscia. E da Ramallah, il portavoce Maher al-Namoura aveva sottolineato che le manifestazioni sono “il risultato inevitabile di anni e decenni di sfruttamento dell’enclave”. Hamas, aveva insistito, deve permettere all’Anp “di svolgere il suo ruolo nel guarire le ferite del popolo, ricostruire la Striscia e fare fronte alle minacce di sfollamento e deportazione”.
Da Bruxelles, l’Ue si è espressa a favore del “diritto dei gazawi di manifestare pacificamente per costruire un futuro migliore per loro stessi”. “Abbiamo già dichiarato che non ci dovrebbe essere alcun ruolo futuro per Hamas nella governance di Gaza. Palestinesi e israeliani hanno sofferto enormemente nell’ultimo anno e mezzo ed è ora di interrompere il ciclo di violenza”, ha proseguito il portavoce per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Anouar El Anouni.
Della stessa opinione il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, convinto che “Hamas non debba avere alcun ruolo nel futuro della Striscia”. “Il nostro unico interlocutore continua a essere l’Anp. Le proteste dimostrano che evidentemente abbiamo scelto la strada più giusta, per questo siamo a fianco di Ramallah nell’impegno per le riforme a partire proprio dalla sicurezza”, ha affermato il capo della diplomazia davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. (AGI)
SCA