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M.O.: da Berkeley a Columbia, la mappa delle proteste

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Da Berkeley alla Columbia, dalla California a New York, sono più di quattrocento le università e college americani attraversati dalle proteste studentesche pro-Gaza, cominciate all’indomani del massacro di israeliani ad opera di Hamas, il 7 ottobre, ma che si sono intensificate e trasformate in occupazione da metà aprile in sei università. L’onda lunga è poi dilagata alle altre. Secondo i grafici mostrati dal Washington Post e realizzati da Crowd Counting Consortium, un progetto che raccoglie dati sugli assembramenti per motivi politici, le prime occupazioni pro-Palestina sono partite da sette università: North Texas, George Washington (Washington Dc), Northwestern (Illinois), Oregon, Brown (Rhode Island), Georgetown (Washington Dc) e Pomona College (California). Da lì, a partire dal 17 aprile, si sono allargate ad altre dieci, tra cui università d’elite come Columbia, Yale e Harvard, oltre a University of Minnesota, Indiana e Southern California.
Quella considerata simbolo, alla Columbia, nell’Upper West Side di New York, è cominciata il 17 aprile, non un giorno a caso: era quello in cui la presidente dell’università, Minouche Shafik, era andata a testimoniare al Congresso riguardo le accuse di manifestazioni antisemite nel campus. Shafik ha chiesto l’intervento della polizia di New York per smantellare l’accampamento creato nell’area esterna della scuola, una mossa che ha alzato le tensioni e indurito la protesta.
Dal 24 aprile, occupazioni studentesche sono cominciate a Ohio State, Stanford (Connecticut), Emory (Georgia), Arizona State, Austin (Texas), University of Pennsylvania, Chapel Hill (North Carolina), Ucla (California) e University of Delaware. Allo stesso ritmo è aumentata la presenza di polizia a presidiare i campus universitari: a febbraio, su 205 manifestazioni studentesche nei campus, la polizia era presente in ventisette, soprattutto lungo la costa est.
Secondo l’ultimo dato, aggiornato a domenica scorsa, gli agenti presidiano 150 su 539 tra università e college che registrano occupazioni o, secondo i board scolastici, potrebbero essere coinvolti in manifestazioni di protesta. Secondo la Cnn, nelle ultime due settimane sono state arrestate più di 1500 persone legate alle proteste, ma il dato non è chiaro. Il Washington Post, riferendosi sempre allo stesso periodo, parla di 1200 persone. Il maggior numero di arresti è avvenuto il 30 aprile, con più di 400 manifestanti fermati dalla polizia. Di questi, circa trecento soltano alla Columbia e al City College di New York. Quasi cento sono stati arrestati il 24 aprile alla University of Southern California. Le manette sono scattate finora in almeno 30 campus, in 23 Stati. Le altre hanno registrato manifestazioni ma senza l’intervento della polizia. Le università dove sono stati fatti almeno 45 arresti sono Columbia, Yale, Nyu, Northeastern University, Indiana University, Washington University, Virginia Tech, University of Southern California, Arizona State, University of Texas ad Austin. (AGI)
NWY/RED