AGI – Scarseggiano i letti liberi all’ospedale San Paolo di Milano per i pazienti Covid, da almeno 2 settimane. Tanto che circa 60 pazienti, vengono ‘ospitati’ nel pronto soccorso perche’ i 6 reparti dedicati ai pazienti contagiati dal virus (che ospitano circa 180 persone) sono saturi, e molti, una quarantina dormono sulle barelle. A raccontare all’AGI come effettivamente stanno le cose è una fonte dell’azienda ospedaliera.
“La situazione lì è preoccupante” dice, così come in almeno altri 8 ospedali milanesi, come aveva spiegato qualche giorno fa anche Areu parlando di “criticità per il sovraffollamento”. E non va migliorando, visto che in 2 settimane il numero dei positivi in Lombardia è volato, passando da 1.687 nuovi casi con una percentuale dell’11,5 % sui tamponi effettuati (il 19/10) agli 8.607 positivi di ieri, con la percentuale che sale al 21,7%. Il sistema per adesso tiene ma se i numeri dei contagi e dei ricoveri continua a salire va in tilt. E questo lo dicono, da più parti, medici e infermieri. Tornando al caso del San Paolo: “Ogni giorno ci sono altri 20-30 nuovi ingressi in pronto soccorso, molti hanno bisogno di ossigeno o del casco” e non possono essere mandati in isolamento domiciliare. Tra questi c’è anche il presidente di Rcs Urbano Cairo, ricoverato nel reparto malattie infettive del nosocomio da venerdì scorso.
Cosa è cambiato rispetto a marzo? “I sintomi che si manifestano sono sempre gli stessi, e vanno dalla perdita dell’olfatto e del gusto alla febbre, dalla tosse alla fatica respiratoria. Mentre l’età media delle persone che arrivano in pronto soccorso è molto più bassa rispetto ai mesi precedenti e il numero dei pazienti è decisamente più alto, forse anche perché prima molti tendevano a stare a casa fino all’ultimo. Il 70-80% ha la polmonite e in questi casi quasi tutti hanno bisogno di ossigeno, non per forza ad alti flussi, ma comunque non sono dimissibili”. Gli intubati, invece, per adesso riescono ancora a trasferirli, qualcuno in altri istituti milanesi, come il San Carlo, altri a Brescia.
Ma la situazione è in divenire. Mezzi ed energie hanno un limite. E anche le barelle sono diventate un bene raro. “Per tutta la settimana in pronto soccorso le barelle erano terminate. Il che significava che le ambulanze o i pazienti venuti autonomamente aspettavano per ore che si liberasse una barella”. Scene già viste in altre regioni del sud ma che qui suonano come una novità: le barelle che sostituiscono i letti? “I pazienti sono tutti su barelle, eccetto 20 nell’area di osservazione attigua al pronto soccorso, che hanno un letto ‘vero’”.
La Direzione dell’ASST Santi Paolo e Carlo precisa che i pazienti positivi al Covid “possono sostare in Ps anche 2/4 giorni per accertamenti, osservazione oppure in attesa dell’assegnazione di un posto letto in reparto”. E che “i pazienti Covid+ presenti in Ps, in base alle condizioni cliniche, possono essere accomodati su letti (priorità con pz con casco e/o necessari di pronazione), su barelle o poltrone/sedie”
In tutto questo marasma di numeri che suonano come bollettini di guerra, terapie la cui efficacia è ancora da dimostrare con studi scientifici e numeri significativi, e vaccini che sembrano miraggi, l’unica certezza è l’abnegazione, ancora, come nella prima ondata dell’emergenza, del personale sanitario. Medici e infermieri che stanno facendo uno sforzo eccezionale, saltando i turni di riposo pur di garantire qualche unità in più: “così nel pronto soccorso del San Paolo dalle 8 alle 16, riescono a esserci 4 medici e il primario, mentre dopo le 16 ne restano 2 più uno che copre l’area di osservazione e si dedica solo ai pazienti più delicati. Con loro 11-12 infermieri”. Un numero sufficiente a garantire l’assistenza. La situazione si è leggermente alleggerita da qualche giorno perché l’ospedale è stato in grado di aprire un nuovo reparto Covid, ma ne serviranno altri o “sarà un disastro”.
Vedi: L'ospedale San Paolo di Milano è saturo, mancano letti per i Covid e barelle
Fonte: cronaca agi