AGI – Finalmente la quadra è stata trovata: l’Opec e i suoi alleati hanno raggiunto un accordo per aumentare la produzione di petrolio in un momento di impennata dei prezzi, e arrivando ad un compromesso su come vengono calcolati gli obiettivi di produzione di alcuni dei suoi maggiori membri.
I membri del gruppo Opec+, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, la Russia, l’Iraq e il Kuwait, potranno tutti disporre di una base di produzione più alta, il livello da cui vengono calcolati gli accordi di produzione. Questo si tradurrebbe in una maggiore produzione di petrolio nei prossimi mesi, dato che i prezzi del petrolio sono saliti arrivando al livello più alto in sei anni. Un’impennata dei prezzi risulta un pericolo per l’inflazione e minaccia la ripresa economica che prova a rimbalzare dopo il duro colpo inferto dalla pandemia di Covid-19.
A partire da agosto l’Opec+ pomperà un extra di 400.000 barili al giorno ogni mese, aumentando la produzione di circa 2 milioni di barili al giorno in totale entro la fine dell’anno. Questi aumenti mensili della produzione continueranno l’anno prossimo, con l’estensione dell’accordo da aprile fino a dicembre 2022. “La riunione ha preso atto del continuo rafforzamento dei fondamentali del mercato, con la domanda di petrolio che mostra chiari segni di miglioramento”, ha detto l’Opec+ in un comunicato.
Ad inizio mese, non si era arrivati ad un accordo in quanto gli Emirati Arabi avevano puntato i piedi sulla loro quota, giudicata troppo bassa in relazione alla loro crescente capacità di produzione: in sede Opec, è stato stabilito che tale quota salirà a 3,5 milioni di barili al giorno dagli attuali circa 3,2 milioni di barili al giorno. Come contropartita, Abu Dhabi ha acconsentito ad un’estensione dell’accordo fino a fine 2022.
Anche l’Arabia Saudita e la Russia vedranno entrambe le loro linee di base salire a 11,5 milioni di barili al giorno (dagli attuali 11 milioni di barili al giorno), mentre l’Iraq e il Kuwait potranno aumentare le loro linee di base di 150.000 barili al giorno, rispettivamente a 4,8 milioni di barili al giorno e a 3 milioni di barili al giorno.
Durante la pandemia, il gruppo di produttori di petrolio aveva tagliato la produzione di quasi 10 milioni di barili al giorno al culmine delle misure di restrizione, e aveva poi allentato gradualmente questi tagli a mano a mano che le economie hanno cominciato a riaprirsi. Al momento restano comunque ‘congelati’ 5,8 milioni di barili al giorno, ma dovrebbero essere restituiti al mercato entro la fine del 2022.
Scongiurata così una “guerra dei prezzi” con i barili di riferimento, il WTI e il Brent, saliti a livelli di prezzo record da sei anni, restano i dubbi degli analisti sul fatto che la quantità di volume ripristinata dall’Opec+ sia effettivamente sufficiente a tenere nei prossimi mesi i prezzi sotto controllo, dato che la domanda dovrebbe continuare a crescere.
C’è da dire però che secondo gli analisti il fallimento dei negoziati ad inizio mese potrebbe essere foriero di cambiamenti all’interno dello stesso gruppo: i paesi con la maggior capacità di produzione probabilmente premeranno per pompare più greggio, qualora la ripresa si rafforzi e conseguentemente la domanda globale. Ma a rassicurare gli animi ci ha pensato il principe Abdulaziz bin Salman, ministro del petrolio dell’Arabia Saudita che durante una conferenza stampa dopo la riunione del gruppo, ha detto: “Siamo qui per restare. Ciò che ci lega insieme è molto al di là di ciò che si immagina”.
La decisione di aumentare le basi di produzione di altri grandi membri sembra infatti calcolata per evitare nuove spaccature, ma fino al 2022 la linea di base esistente resterà in vigore. L’Opec + resterà a valutare il mercato, e la prossima riuinone è ora stata convocata per il 1 settembre.
Source: agi