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Londra taglia 10 mila soldati e punta su droni e hi tech

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AGI – Quasi 10 mila soldati in meno. In cambio, è in vista una svolta tecnologica per le forze armate britanniche: nuovi droni e investimenti in equipaggiamenti hi-tech. Il progetto è compreso nella relazione del comando di difesa volta a ridisegnare l’esercito di Sua Maestà per i prossimi cinque anni, presentata oggi: dagli 82 mila effettivi attuali si scenderà a 72.500.

“Non sono le dimensioni la cosa importante per le truppe, sono la loro letalità, rilevanza, resilienza e prontezza”, ha detto il generale Nick Carter, capo delle forze armate del Regno Unito.

I nuovi campi di battaglia

La questione, già da tempo ampiamente dibattuta sui media britannici, è semplice: la rapidità del progresso tecnologico e la velocità con le forze contrapposte sullo scacchiere globale stanno sfruttando la cosiddetta ‘zona grigia’ tra guerra e pace, che modificherà drasticamente i campi di battaglia del futuro.

Non a caso state presentate nel Dorset una serie di nuove tipologie di droni e di altri veicoli autonomi: tra questi, droni in grado di distribuire forniture, di fare riprese e mandare in onda dei video, ovviamente anche di fare fuoco.

“Presto ci saranno droni che attaccheranno altri droni”, commenta l’emittente Itv.

Ovviamente con il risparmio ottenuto con il taglio del personale s’intende finanziare i nuovi equipaggiamenti, come riferito tempo fa dal Times, secondo cui la Gran Bretagna, che è una potenza nucleare, risponde così ad una situazione di minacce globali che si è decisamente modificata nel tempo.

“Non ha nessun senso avere 82 mila soldati, ma non i droni adatti, l’artiglieria, una corretta difesa aerea o i necessari mezzi blindati”, scriveva tempo fa il Daily Telegraph citando fonti del ministero alla Difesa britannico

. Un’altra fronte ha riferito al Times: “Alcuni vogliono combattere le guerre di ieri, noi vogliamo vincere quelle di domani”.

Personale umano costoso

Il senso è che il personale umano è “costoso”, per cui sarebbe più sensato avere “meno personale e migliori equipaggiamenti”. D’altronde, “nessuno deve pagare la pensione ad un drone”. A quanto riferisce il Guardian, tra le innovazioni di cui saranno dotate le forze armate potranno figurare anche una app per smartphone utili a localizzare “amici e nemici” sul campo di battaglia appoggiandosi a “droni-fantasma” simili a piccoli elicotteri, in grado di effettuare ricognizioni, individuare obiettivi militari ed eventualmente anche a fare fuoco su di essi: i marines britannici intendono acquistarne 10 entro l’estate.

Londra si affretta a ribadire che tutte le decisioni di tiro dovranno ancora essere prese dai soldati, nonostante il crescente ricorso all’intelligenza artificiale. I vertici militari, di contro, rispondono che la nuova tecnologia – in particolare l’app per smartphone Atak, che può collegarsi a una radio portatile – può aumentare la potenza di ogni soldato diverse volte.

In un esercizio di guerra urbana l’anno scorso in California, dicono i britannici, quasi 100 marines inglesi hanno sconfitto 1.500 delle loro controparti statunitensi grazie all’aiuto delle nuove dotazioni hi-tech.

Tensioni politiche

Nondimeno, sempre a detta del quotidiano, la relazione potrebbe avere una accoglienza difficile: il premier Boris Johnson ha già assicurate 16,5 miliardi di sterline al ministero della Difesa, ma si tratterebbe di denari già “ingoiati” per l’acquisto di nuove tecnologie. I laburisti sono all’attacco: “C’è un abisso tra le ambizioni e le azioni del governo”, ha detto il segretario ‘ombra’ alla difesa, John Healey, secondo il quale “i tagli potrebbero seriamente limitare la capacità delle nostre forze di agire oltremare, aiutare i nostri alleati nelle forniture e mantenere una forte difesa nazionale”. 

Il taglio prospettato di circa 10 mila soldati e la svolta “tecnologica” va di pari passo con l’annuncio fatto qualche giorno fa relativo all’incremento delle testate nucleari britanniche da 225 a 260, in contrasto con il progetto originario di una riduzione a 180 ordigni: come però osservano alcuni analisti, dato che non è conosciuto il numero esatto delle testate nucleari del Regno Unito, non è chiaro se Londra stia davvero accrescendo il proprio arsenale, oppure se semplicemente non lo stia ridimensionando.

Disarmo atomico

Si tratta di un annuncio che sta mettendo a rischio la “credibilità” della Gran Bretagna in quanto a disarmo atomico, ha commentato Bastian Giegrich dell’Istituto internazionale per studi strategici (Iiis), dato che potrebbe essere strumentalizzato sullo scenario globale: il pensiero corre per esempio all’Iran, al centro della controversia in merito alla ripresa dell’accordo nucleare, dal quale gli Usa di Donald Trump erano usciti unilateralmente, laddove l’amministrazione di Joe Biden ora intende riaprire il tavolo.

Londra risponde che intende rinnovare la propria strategia geopolitica dopo la Brexit: “Il più importante riposizionamento dopo la fine della guerra fredda”, si afferma dalle parti di Downing Street. Con lo sguardo lanciato soprattutto verso l’Asia e tutta l’area del Pacifico, sia pur sempre nell’ambito della Nato: però armati di app avveniristiche e dei droni del futuro.

Source: agi


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