AGI – Adesso Youtube vuole conquistare il salotto di casa. Guardando a qualche anno fa, la piattaforma di Google è stata la prima a scalfire la centralità del televisore. Prima dello streaming, prima che i social network diventassero da guardare e non solo da leggere.
Adesso è lì che Youtube vuole tornare, come ha scritto la ceo Susan Wojcicki nella lettera con cui traccia le priorità del 2022: “Lo schermo televisivo è quello su cui abbiamo riscontrato la crescita maggiore nel 2021. Stiamo esplorando nuovi modi per portare il meglio di YouTube sullo schermo tv e aiutare le persone a interagire in maniera ancora più semplice con i video”. Merito dei televisori connessi, che hanno portato Internet dove prima c’erano solo le emittenti tradizionali.
L’altro settore in crescita è l’apprendimento. “Le persone – scrive Wojcicki – si rivolgono a YouTube ogni giorno per imparare, che si tratti di avere un aiuto per fare i compiti, approfondire nuovi interessi o sviluppare competenze per iniziare una nuova carriera”. Lo strumento è digitale, ma ha poco o nulla a che fare con la Dad. Youtube sta diventando una fonte per approfondire le materie di studio. La società sta quindi cercando di favorire (e sfruttare) questo flusso creando “contenuti educativi”, come quelli dei canali Mi Aula (lanciato in Messico e Argentina) e Youtube Edu. La piattaforma punta a “raddoppiare il numero di persone che interagiscono con i contenuti educativi su YouTube”.
Per crescere su educazione e istruzione, è necessario proseguire la lotta alla disinformazione. Youtube è stato spesso criticato per aver bucato la rimozione di contenuti vietati e perché l’algoritmo tende a proporre video simili a quelli già visti, incoraggiando l’utente ad avvitarsi sulle sue convinzioni.
La piattaforma ha adottato diversi correttivi e investito sui sistemi di revisione. Nel terzo trimestre del 2021, le visualizzazioni provenienti da contenuti che violano le norme sono state tra le 9 e le 11 ogni 10 mila. Il tasso – ha affermato la ceo – è diminuito di oltre il 70% rispetto al 2017.
C’è però anche una battaglia più sfumata: ci sono video – come nel caso di teorie complottistiche e bufale – che non violano apertamente le linee guida di Youtube ma rappresentano comunque fonte di disinformazione. La piattaforma non può oscurarli ma può scoraggiarne la visione, penalizzandoli nelle ricerche e ostacolando la comparsa tra i video suggeriti. Per il 2022, l’obiettivo è “mantenere le visualizzazioni di questi contenuti ‘borderline’ al di sotto dello 0,5% delle visualizzazioni” complessive.
Lo scorso anno, il numero di canali con un guadagno annuo superiore ai 10 mila dollari è aumentato del 40%. “Quando ho iniziato a lavorare per YouTube – scrive Wojcicki – c’era solo un modo per guadagnare sulla piattaforma: gli annunci pubblicitari. Ora i creator possono contarne dieci”. Abbonamenti, ripartizione del fatturato degli annunci, vendita di prodotti. Youtube ne sta cercando altri, come gli Nft: i certificati di autenticità di opere digitali “hanno messo in evidenza un’opportunità prima inimmaginabile”.
Wojcicki spiega perché ha deciso di non visualizzare più il numero complessivo dei Non mi piace. Il tasto c’è ma non è affiancato dal conteggio dei clic. La novità è stata accolta in modo definito “controverso”. Alcuni utenti l’hanno criticata perché elimina un elemento che aiuterebbe a individuare un contenuto di qualità. “Tuttavia – replica la ceo – le persone mettono Non mi piace ai video per vari motivi, alcuni dei quali non hanno nulla a che vedere con il video stesso”. Non sono il frutto di un giudizio sulla qualità, ma spesso di “attacchi” e “molestie”, rivolti soprattutto “ai creator più piccoli e alle prime armi”. Il pollice verso, quindi, “non è una metrica accurata” per selezionare i contenuti da guardare.
La lettera della ceo è anche un concentrato di numeri. Quello più eclatante riguarda le visualizzazioni degli Shorts, il formato inferiore ai 60 secondi simil TikTok, lanciato nel 2020 e arrivato nel 2021 in Italia. Le visualizzazione hanno già raggiunto i 5 mila miliardi.
Il gioco si conferma uno dei settori trainanti, con 800 miliardi di visualizzazioni, oltre 90 milioni di ore di live streaming e oltre 250 milioni di upload solo nei primi sei mesi dello scorso anno. La piattaforma testerà soluzioni per “una migliore visibilità dei contenuti dal vivo e nuove funzionalità di chat”. Sono stati superati i 50 milioni di abbonati a YouTube Music e YouTube Premium e pagati 4 miliardi di dollari all’industria musicale in 12 mesi.
Source: agi