Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Secondo appuntamento con la nostra rubrica l’Italia che non si arrende, per raccontare storie di imprenditoria coraggiosa e di impegno sociale. Protagonista di oggi è l’agronoma Carmelinda Pane, presidente dell’Associazione Morsi d’Autore.
“Io nasco come agronoma, lavoro nel cuore della Sicilia, sui Monti Erei. La mia azienda si occupa dell’allevamento di asini, valorizzando a 360° il mondo di questo animale. Lavoriamo nella produzione di latte d’asina, chiudendo la filiera e trasformandolo in prodotti cosmetici, viste le sue importanti proprietà. Il latte d’asina, infatti, è ricchissimo di lisozima, un antibatterico naturale, ma anche di vitimine D ed E, che sono propulsori del collagene. Si tratta, quindi, di una crema che nutre in profondità, e in maniera assolutamente naturale, la pelle”
“Inoltre, grazie all’innata empatia, questo animale diventa mediatore di relazioni, perchè ha la capacità immediata di relazionarsi con le persone. Questo ci permette di lavorare a 3 livelli: attività ludico-ricreative, educazione assistita con gli animali e terapia assistita con gli animali. Abbiamo, dunque, la possibilità di fare terapia con persone affette da disabilità, sindrome di down, autismo, schizofrenia. L’animale, proprio per la sua capicità empatica, diventa un co-terapeuta. Pertanto abbiamo deciso di trasformare l’azienda in un centro accreditato all’Istituo delle Venezie (Ente sanitario di prevenzione, ricerca e servizi per la salute animale e la sicurezza alimentare) e siamo inoltre registrati su Digital Pet, il portale ufficiale del Ministero della Salute, dove vengono inserite persone e strutture autorizzate a lavore in questo ambito”.
“I benefici di questa terapia? Il primo è quello del setting, dal momento che le nostre attività si svolgono all’aperto, e che l’ambiente esterno offre maggiori sensazioni ed impulsi positivi rispetto ad un luogo chiuso. Poi entra in gioco il comportamento dell’asino, fondamentale per una persona con delle difficoltà relazionali, con una diversa visione del mondo che determina paura, scarsa autostima. Ecco, il fatto che l’asino stia lì, che attenda senza scappare o allontanarsi, infonde in queste persone calma e tranquillità. Scatta quasi una magia tra animale ed utente, che entrano in empatia. É dimostrata, addirittura, una sincronia nei loro battiti cardiaci. Un esempio emblematico è quello riguardante i bambini autistici, i quali hanno notevoli difficoltà relazionali anche con i compagni di classe. Durante le nostre attività, a cui spesso partecipa pure l’intero gruppo classe, il bambino accetta il contatto con i suoi coetanei sul dorso dell’asino, cosa che da terra e in condizioni normali non sarebbe mai stata possibile. Vi è una focolazzazione sull’animale, sul gioco, che esclude ogni forma di distrazione o disturbo. I bambini che affrontano questa terapia, riuscendo a superare l’istintivo senso di paura, considerano la struttura come casa loro, un ambiente nel quale si sentono a proprio agio”.
“La conduzione dell’azienda agricola, chiaramente, è andata avanti anche durante il periodo di chiusura causa Covid, mentre l’attività aperta al pubblico è stata sospesa. Questo aspetto del nostro lavoro porta con sè grandissime responsabilità. Dobbiamo attenerci alle linee guida, relative sia ai centri estivi che agli interventi assistiti con gli animali. Queste linee guida dicono che, un bambino affetto da disabilità, non è tenuto ad indossare la macherina, a patto che mantenga un metro di distanza dal personale e due metri dall’animale… Un vero e prorpio controsenso. Il nostro lavoro abbatte le distanze sociali, il contatto è per noi una fondamentale forma di comunicazione. Non permettere ai nostri assistiti di toccarci è un fallimento. Come facciamo ad adempiere a questi obblighi?
“Quali misure attuare per aiutarci? Sicuramente un sostegno per le aziende che fanno Pet Therapy, finora non previsto in nessun provvedimento. Non stiamo parlando di animali da reddito, non posso sostituirli perché sono altamente specializzati, perché hanno fatto un’attività di conoscenza del lavoro. Inoltre, per essere avviati a questo tipo di lavoro, devono avere almeno 5 anni e la giusta maturità mentale. Avrò l’onere di mantenerli, anche se quest’anno e l’anno prossimo non lavorerò. La ratio dei vari decreti è quella di aiutare soltanto le aziende agricole e non quelle che, parallelamente, svolgono terapie con gli animali. Non è stata prevista nessuna assicurazione che ci protegga dal rischio Covid. Io stessa, come imprenditrice, potrei essere esposta al rischio contagio. Tutto ciò mi priva del contatto con gli animali e con i bambini, rendendo impossibile la terapia”.