L’incidente in elicottero costato la vita al presidente iraniano Ebrahim Raisi, al ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian e a tutto il resto dell’equipaggio ha scatenato diffuse speculazioni sull’eventualità di un intervento esterno di Tel-Aviv. Circostanze che Teheran si è tuttavia affrettata a smentire.
Questo non stupisce il direttore dell’Iran desk del centro studi ITSS Verona, Shahin Modarres: “Attribuire questo incidente a Israele sembra essere un errore di valutazione ed è improbabile che la Repubblica islamica dell’Iran dichiari un coinvolgimento esterno nella morte di Raisi”.
Secondo lo studioso, “se Teheran dovesse suggerire che un fattore esterno abbia avuto un ruolo, ciò implicherebbe una delle due possibilità: una significativa infiltrazione interna o la necessità di ritorsioni contro un avversario esterno”. Secondo Modarres, tuttavia, “ammettere un’infiltrazione interna indicherebbe una profonda violazione ai vertici dell’apparato di sicurezza iraniano, minando la credibilità e la stabilità del regime”. Uno scenario che l’analista reputa “dannoso” nel contesto delle attuali tensioni geopolitiche.
Ancora, aggiunge, “attribuire l’incidente a un attore esterno come Israele renderebbe necessaria una risposta di ritorsione, una mossa che l’Iran, attualmente limitato dalla sua difficile situazione geopolitica, non è attrezzato per intraprendere”.
Modarres evidenzia come “le opzioni strategiche iraniane siano (oggi) fortemente limitate” anche per via dell’accesa competizione interna per la successione alla Guida Suprema.
“Anche se il coinvolgimento esterno non dovrebbe essere categoricamente respinto – osserva l’analista – la probabilità di un evento orchestrato internamente non può essere trascurata, considerando le dinamiche politiche all’interno dell’Iran”. Secondo l’analista insomma potrebbe essere “plausibile” (anche se non confermato) che la faziosità interna e la lotta agguerrita per la successione alla Guida Suprema, si manifestino “in modo così drammatico”.