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Liguria: Centro sinistra su Orlando, vertice prima di Ferragosto

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Capacità di unire il fronte largo del centrosinistra e di rispondere alle legittime aspettative dei livelli territoriali: iscritti, militanti ed elettori. Queste le due caratteristiche che il candidato di centrosinistra in Liguria dovrà presentare. Un profilo condiviso praticamente da tutto il fronte delle opposizioni e bene presente ad Andrea Orlando. Per questa ragione il “candidato naturale” sta chiedendo al centrosinistra di fare chiarezza. Orlando non ci sta a passare per quello che si auto-candida alla regione Liguria e, ribadendo la sua disponibilità, sottolinea: “Se ci sono nomi più unitari del mio, lo si dica”. Una risposta arriverà a breve, comunque prima di Ferragosto. Stando a quanto viene riferito, il segretario Pd della Liguria Davide Natale ha fatto sapere che il tavolo di coalizione sarà convocato entro 15 giorni. I segnali che arrivano, al momento, non sembrano mettere in dubbio la corsa dell’ex ministro. Oltre alla sinistra dem di cui lo stesso Orlando è espressione, nel Pd anche la minoranza sembra convinta. L’endorsement di Stefano Bonaccini lo conferma: “Con Andrea Orlando, nei congressi interni, spesso siamo stati su fronti opposti, ma la considero una proposta di grande valore. L’importante è che, chiunque sia la candidata o il candidato, si arrivi a una figura in grado di unire tutto il centrosinistra, così come abbiamo fatto in Emilia-Romagna e come sta avvenendo in Umbria”, con Michele De Pascale e Stefania Proietti. Perchè le regionali, per Bonaccini, avranno “una potenza nazionale”. L’obiettivo dei dem è quello di infliggere un secco 3-0 al centrodestra. Un risultato che potrebbe accelerare quella crisi politica nella maggioranza che in molti, a partire da Matteo Renzi, vedono alle porte. Ragione che fa crescere l’interesse dei dem per la data del voto ligure. Chi ha il compito di proporre al governo la data delle elezioni, il vicepresidente ligure Alessandro Piana, ha parlato di una finestra temporale di 60-90 giorni a partire dalla formalizzazione delle dimissioni di Giovanni Toti che dovrebbe arrivare martedì in consiglio regionale.
Presumibilmente, dunque, si potrebbe votare a fine ottobre, inizio novembre. Una data potrebbe essere quella di domenica 27 ottobre. Sempre che non si decida per l’election day delle tre regioni. In questo caso, osservano dal Pd, Giorgia Meloni si potrebbe trovare a dovere affrontare un tre a zero pesante e, per di più, alla vigilia di una sessione di Bilancio che promette di essere particolarmente problematica per il governo. L’altra opzione, viene spiegato ancora, sarebbe quella di centellinare le sconfitte. Ma, in questo secondo caso, si continuerebbe a parlarne per settimane e mesi. Uno scenario che sorride al centrosinistra, ma che necessità di una condizione non banale: che si vinca. Perché, come in molti tengono a rimarcare, le capacità della premier non vano sottovalutate. Insomma, guai a dare per scontata la vittoria. Da qui l’insistenza degli alti graduati dem sull’importanza di presentarsi con una coalizione la più larga e compatta possibile: “Per il centrosinistra, proseguire con i veti e i personalismi vorrebbe dire regalare il governo a Giorgia Meloni per i prossimi dieci anni. Su questo il Pd è ostinatamente unitario”, ribadisce oggi Bonaccini. L’unità del fronte di centrosinistra, L’altro aspetto a cui i dem guardano con attenzione, tuttavia, è quello che riguarda i livelli territoriali. Il Pd ligure, viene spiegato, è un partito solido e che non manca di fare sentire al sua voce a Roma. Perchè il candidato o la candidata abbiano possibilità di vincere è fondamentale che ci sia l’investitura convinta dei dem liguri. Orlando, su questo, può far leva sul lavoro messo in campo negli ultimi mesi proprio in Liguria per rafforzare il partito nella regione. Nonostante questo, altri nomi – seppure molto defilati – potrebbero rientrare in partita. Non sono passate inosservate, ad esempio, le prese di posizioni di Annamaria Furlan: “Vedo troppi solisti, troppe autocandidature, non bastano gli errori degli altri: servono una leadership diffusa e un programma condiviso”, le parole della senatrice Pd ed ex segretaria Cisl.
A questo, Furlan aggiunge parole che suonano come una primissima bozza di programma: “Serve un programma importante di governo che metta al centro un piano industriale che in questi anni è manato, con attenzione ai bisogni sociali e alla salute”. Oltre a Furlan, poi, c’è chi vedrebbe bene in campo Marco Russo, sindaco di Savona. E’ il caso dell’ex governatore Claudio Burlando: “Credo che il suo percorso politico, che lo ha portato a vincere a Savona, vada almeno preso in considerazione. Ci siamo sentiti, ma non credo voglia candidarsi”. In ogni caso, quella che porta alla candidatura di Andrea Orlando sembra oggi la strada più percorribile, anche per i segnali che arrivano fuori dal Pd. Giuseppe Conte ha sempre avuto rapporti più che amichevoli con il ministro del lavoro del suo secondo governo. Convinto l’appoggio di Avs che, con Nicola Fratoianni, sottolineava già a maggio: “Andrea Orlando è un amico, una personalità di assoluto valore e livello, quindi credo che possa rappresentare una risorsa molto importante”. E anche “l’anti Toti” Ferruccio Sansa, consigliere della Lista Sansa che sta per confluire in Avs, considera quella di Orlando, una buona scelta. Azione, viene riferito da fonti locali, è pronta ad essere della partita con Orlando e così pure Italia Viva, che a Genova sostiene il sindaco Bucci. Matteo Renzi ha parlato a chiare lettere della necessità di una coalizione organica in tutte le regioni al voto e Raffaela Paita, senatrice di Iv, ha smentito la notizia di una sua possibile candidatura. “Io non sono in campo, non sarebbe una scelta giusta né unificante. Orlando ci farà sapere. Agiremo nello spirito proposto da Schlein e raccolto da Renzi: senza veti posti né subiti”, ha spiegato Paita. Da +Europa si fa sapere che valutazioni sono in corso, ma non ci sono state interlocuzioni. “Confidiamo in una costruttiva logica di coalizione e nella consapevolezza che per vincere bisogna dar corpo ad una gamba liberale e riformista del centro sinistra”, si legge in una nota di Mauro Gradi, coordinatore regionale in Liguria. (AGI)
MOL