‘Country first, party second’ è il tormentone del ‘Changed Labour’ che ha permesso a Keir Starmer di tornare trionfalmente al numero 10 di Downing Street. “Un partito trasformato che non mette più se stesso per primo, le sue dinamiche, le sue faide, il suo credo politico, la sua nicchia da mobilitare. Ma un elettorato più ampio, rimettendosi al centro della piazza, parlando al Paese, a tutti, e non
solo ai suoi”. Questa è la ricetta prioritaria, individuata da Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Pietro Bussolati e Diego Castagno (i primi due sono parlamentari del Pd), per imboccare ‘La Quarta Via’ e aprire un dibattito su come la sinistra possa tornare a vincere anche in Italia. Il libro è edito dal Centro di ricerca per l’innovazione economica e sociale. Verrà presentato da Paolo Gentiloni e Claudio Martelli lunedì alle 17 nella sala Matteotti della Camera dei Deputati.
“Una gran parte del recupero della credibilità del Labour in politica estera – si legge nell’instant book – si è giocata sulla risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Il 13 maggio 2024 l’attuale ministro degli Esteri David Lammy si recò a Kiev e ribadirono senza dubbi che ‘il Labour starà dalla parte dell’Ucraina finchè non vincerà. La cooperazione militare di Mosca con Pechino, Teheran e Pyongyang richiede un rafforzamento della cooperazione con gli alleati della Gran Bretagna per dimostrare che siamo a fianco dell’Ucraina per
sconfiggere l’invasione imperialista di Putin’”.
Uno dei punti chiave della campagna di Starmer è stato l’impegno di liberare il Partito laburista dall’antisemitismo. Il segretario – si legge – ha una sensibilità personale sulla questione, avendo sposato una donna di religione ebraica e avendo educato i due figli all’ebraismo. Ma la sua
convinzione politica è che una sinistra che non affronta il pregiudizio anti-ebraico è una sinistra destinata a pericolose derive estremiste e antidemocratiche.
Sui migranti il libro ‘La Quarta Via. Il Changed Labour’ sottolinea che, fino a inizio marzo, né il Regno Unito (guidato da Rishi Sunak di origini indiane), né la Scozia (guidata allora da Humza Yousaf di discendenza pakistana), né il Galles (guidato da Vaughan Gething, nato in Zambia) erano guidati da uomini di origine britannica. “Questa dovrebbe essere la fotografia di un Paese che è orgoglioso della propria identità multiculturale. E invece i conservatori continuano a martellare sul tasto della paura degli stranieri. La loro frenesia anti-immigrazionista è arrivata a creare un sistema di deportazioni forzate verso il Ruanda, che è insieme costosissimo, inefficiente ed inefficace”.
Il Labour di Starmer cita spesso Jo Cox, la giovane parlamentare laburista uccisa nel 2016 durante la campagna elettorale contro la Brexit da un estimatore di Breivik, lo stragista di Utoya. Il Labour riporterà il Regno Unito nella Ue? La prima mossa del premier Starmer è un riavvicinamento all’Europa, tanto da ospitare subito a Blenheim Palace, dove nacque Winston Churchill, il vertice ‘European Political Community’. Lia Quartapelle non è così ottimista e rivela che nel 2022 l’attuale ministro degli Esteri David Lammy le disse che “l’eventuale decisione di far rientrare il Regno Unito nella Ue sarà un compito per una generazione di laburisti dopo Starmer”.
Su Regno Unito e Ue i prossimi anni vedranno una maggioranza laburista a Londra e una maggioranza Ppe-Pse-Liberali-Verdi a Bruxelles. Fino al 2029 ci sono 5 anni e bisognerà vedere a novembre chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Non va dimenticato che il primo politico europeo, ricevuto da Trump a New York dopo la vittoria del 2016, fu proprio Nigel Farage, il protagonista della Brexit.
In economia il ‘Changed Labour’ ha la sua ricetta: 1) garantire la stabilità economica con impegni di spesa seri e credibili; 2) ridurre i tempi di attesa del Servizio Sanitario Nazionale con 40mila appuntamenti in più a settimana, la sera e nei fine settimana, coperti con i proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale; 3) creare la Great British Energy, una società pubblica per l’energia pulita, per tagliare definitivamente le bollette e aumentare la sicurezza energetica, finanziata con una tassa sui giganti del petrolio e del gas; 4) fare della Gran Bretagna una superpotenza dell’energia pulita con zero emissioni di carbonio entro il 2030; 5) riformare i sistemi di cura dell’infanzia e di istruzione, per garantire che le ambizioni dei giovani non siano limitate dalla loro classe di provenienza.
Il punto centrale è la stabilità economica: “Ogni impegno assunto da un Governo laburista sarà fondato sui conti in ordine e sulla stabilità economica. Questo è un principio non negoziabile per il Partito Laburista. C’è chi dice che non ci sono limiti a ciò che il Governo può spendere o che i tagli alle tasse si ripagano da soli. Noi – scrivono i Labour – rifiutiamo questa ideologia, sbagliata, che è stata messa a dura prova dal disastroso ‘mini-bilancio’ dei conservatori durante il Governo di Liz Truss. I cittadini stanno ancora pagando il prezzo di quelle scelte. Le nostre regole fiscali sono due. Il bilancio corrente deve essere in equilibrio, in modo che i costi quotidiani siano coperti dalle entrate. Il debito deve diminuire in rapporto al pil entro il quinto anno di previsione”.(AGI)