Dbeibah non ha confermato che tali trasferimenti di armi russe abbiano avuto luogo, mentre il destino delle due basi russe in Siria è diventato incerto dopo la caduta, l’8 dicembre, dell’ex presidente siriano sostenuto da Mosca, Bashar al-Assad.
Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha dichiarato martedì al quotidiano La Repubblica che Mosca “sta trasferendo risorse dalla sua base siriana di Tartous” in Siria “alla Libia”.
Afflitta dal caos dalla caduta e dalla morte del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia è governata da due esecutivi rivali, quello di Abdelhamid Dbeibah con sede a Tripoli nell’ovest del Paese e quello del maresciallo Khalifa Haftar, a est.
Tra aprile 2019 e giugno 2020, il maresciallo Haftar, con il sostegno di alleati stranieri, in particolare Russia ed Egitto, ha lanciato un’offensiva per conquistare Tripoli, fermata in extremis dalle forze governative sostenute dalla Turchia. Da allora, Mosca ha mantenuto strette relazioni con il maresciallo Haftar. Il capo del governo di unità nazionale libico ha espresso il timore che il Paese diventi un’“arena” per conflitti tra potenze straniere, reagendo alle notizie di trasferimenti di armi russe dalla Siria alla Libia orientale, regione sotto il controllo del maresciallo Khalifa Haftar. “Non vogliamo che la Libia diventi un’arena per la risoluzione di controversie internazionali”, ha dichiarato Abdelhamid Dbeibah, capo del Governo di Unità Nazionale (GNU) riconosciuto dalle Nazioni Unite con sede a Tripoli, il primo funzionario libico a parlare di questo tema.
“Nessuno con un briciolo di patriottismo accetterebbe che una potenza straniera imponesse la propria egemonia e autorità sul Paese e sul suo popolo”, ha aggiunto in una conferenza stampa. Una presenza straniera può avvenire solo “nel quadro di accordi tra Paesi per l’addestramento, l’istruzione o l’equipaggiamento”, ma “se le forze entrano con la forza e contro la volontà del popolo libico, lo rifiutiamo totalmente”, ha aggiunto. (AGI)