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L’EUROPA ATTENZIONI LE ESIGENZE DEL MADE IN ITALY

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Sono in corso i negoziati a Bruxelles per definire la nuova politica agricola comune che sarà in vigore a partire da gennaio 2023. Si starebbe pensando alla possibilità di aggiungere acqua nel processo di produzione del vino, pratica che danneggerebbe i viticoltori italiani

di Calogero Spallino

In tema di agricoltura l’Europa sembra da tempo non capire le esigenze degli agricoltori italiani, in questo caso dei viticoltori.

I nuovi piani dell’Unione Europea per la nuova Pac (Politica agricola comunitaria) sembrerebbero orientarsi, ancora una volta, verso il danneggiamento dell’economia agricola italiana.

Sono infatti in corso i nuovi negoziati a Bruxelles per definire la nuova politica agricola comune che sarà in vigore a partire da gennaio 2023.

In tal senso, in questi giorni, si sta discutendo in alcuni paesi per l’estensione delle etichette di certificazione dell’origine anche ai vini privati.

Si starebbe pensando alla possibilità di aggiungere acqua nel processo di produzione.

L’idea di partenza sarebbe quella di prevenire possibili danni causati dall’alcool all’organismo e anche di permettere al mercato arabo, per i paesi meridionali a maggioranza islamica, di poter consumare vino “dealcolato” di lusso anche a chi per motivi religiosi e sociali non beve alcolici.

Ciò però rischierebbe di colpire in negativo i viticoltori made in Italy che già in un periodo di grave crisi economica rischierebbero di subire importanti perdite.

È bene ricordare che l’Italia, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, è il primo Paese produttore di vino al mondo.

Chiaro è che un “annacquamento” rischierebbe di snaturare il prodotto e, nel caso in cui si decidesse di non adeguarsi alle direttive, questo stesso verrebbe etichettato come “pericoloso”.

Non possiamo sempre rimanere a guardare mentre l’Europa adotta politiche non egualitarie a danno della nostra economia.

È necessario che l’Unione Europea attenzioni le esigenze dei nostri agricoltori al fine di rendere veramente “comuni” gli interessi di questa comunità.