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L’Esercito di Terracotta.

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Era il 1970 quando nei pressi del Monte Li, nella contea di Lintong, a circa 30 km da Xi’an, un contadino scavando un pozzo in cerca di acqua vide spuntare dei cocci dal terreno. Si trattava di uno dei ritrovamenti archeologici più importanti di tutta la Cina: l’esercito di terracotta di Xian.

Si tratta di un esercito simbolico, realizzato tra il 246 e il 206 a.C. e destinato a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang nell’Aldilà, lo stesso che fece costruire la Grande muraglia cinese.

L’esercito di terracotta è dislocato in otto fosse scavate circa due chilometri a ovest del sepolcro imperiale, a Lishan. Guardandoli da lontano nel loro sito di scavo originale, i guerrieri di terracotta sembrano una massa di figure identiche, ma da vicino ci si accorge che ogni figura rappresenta un individuo unico, con forme, tratti somatici, acconciature e armature diverse.

Di queste statue a grandezza naturale sono state riportate alla luce circa 8000 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli di terracotta. Si tratta di una replica fedele dell’armata che aveva contribuito a unificare la Cina. Tuttavia, nelle fosse sono state trovate poche armi, poiché furono saccheggiate dai ribelli che si insediarono sul trono imperiale: la dinastia Han.

Due sono le teorie più ricorrenti fra archeologi e studiosi, per quanto riguarda il motivo per il quale Qin Shi Huang ordinò la costruzione di questo esercito. La più diffusa è che l’imperatore volesse dominare i due mondi, quello dei vivi e quello dei defunti, e per fare ciò gli sarebbe servito un grande esercito.

La seconda teoria invece esplora la possibilità che l’imperatore credesse che dopo la morte terrena e dopo aver lasciato questo mondo, esistesse un altro mondo e, una volta svegliatosi, si sarebbe trovato da solo. Per questo motivo necessitava di un esercito che lo scortasse e gli facesse compagnia.

Nel 1987 il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, di cui l’esercito di terracotta fa parte, è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

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