Sostegno al vino, nuove politiche d’impatto a tutto il settore agroalimentare, sviluppo del digitale e maggiore connettività: questi gli obiettivi per fare dell’enoturismo un perno per la ripresa
Il vino perno della ripartenza
Il vino è cultura, è parte dell’identità italiana e l’enoturismo sarà un elemento strategico per la ripartenza post Covid e la presenza dei tre ministri dimostra – come ha sottolineato Stefàno – il coinvolgimento del mondo delle istituzioni in un progetto unitario per una strategia congiunta di rilancio del Sistema Paese.
Il libro vuole essere un vademecum e un sussidiario con una panoramica sull’enoturismo contestualizzato all’interno di un giacimento vitivinicolo unico al mondo con una varietà ampelografica di alto valore paesaggistico, naturalistico ed economico dopo il varo del decreto del 12 marzo 2019 che ne ha disciplinato il settore.
L’importanza della legge nazionale
«Non è stato semplice – ha detto Stefàno – arrivare a questo risultato a livello nazionale anche per mancanza di dati, di un osservatorio, ma ci è stato molto utile un rapporto elaborato dall’Università di Salerno. Non volevamo ripetere gli errori fatti per gli agriturismi regolati da normative regionali disomogenee. Oggi sull’enoturismo c’è una legge nazionale, così come avvenuto anche sull’oleoturismo, scommesse vinte con la politica. Facciano fatica a comprendere il valore identitario che ha il vino in tutte le regioni d’Italia e dopo questa legge è stata una tappa obbligata quella di condividere l’esperienza con Donatella Cinelli Colombini, animatrice culturale del sistema vino-turismo. Questo libro vuole essere uno strumento in più in questa direzione e ci auguriamo che possa servire soprattutto alle nuove generazioni».
Una guida anche per gli imprenditori
Il volume è anche una guida per gli imprenditori con consigli e regole da seguire per collocare la propria cantina tra le wine destination più ricercate e gestire l’enoturismo in una logica di sviluppo economico e sostenibilità ambientale e sociale, tenendo comunque presenti tutte le prescrizioni di sicurezza necessarie in tempo di Covid19.
Presentato “Turismo del vino in Italia” il primo manuale dopo la emanazione della normativa nazionalePer Donatella Cinelli Colombini che ha inventato il movimento del Turismo del Vino in tempi in cu il progetto poteva apparire visionario, bisogna usare il vino e l’agroalimentare, la prima attrattiva – per fare tornare i turisti. «Ma questa tipologia di turismo è cambiata con la pandemia – ha detto – perché non basta entrare in una cantina e bere: si cercano esperienze. Questo nostro manuale deve aiutare la diversificazione, valorizzare la tutela dell’ambiente. Ma abbiamo bisogno di tecnologia digitale, di connettività, di simboli nei codici stradali perché i turisti arrivano sempre più last minute e dobbiamo essere pronti. E perché non usare le strutture dei consorzi per rivitalizzare i piccoli borghi nei territori del vino? Sarà questo il locomotore del turismo».
Assodato il ruolo strategico dell’enoturismo anche per i piccoli borghi
Nell’auspicata ripresa post Covid – è stato sostenuto in tutti gli interventi – l’enoturismo avrà un ruolo strategico e le 25/30mila cantine italiane aperte al pubblico dove si insegnano i principi e la pratica della wine hospitality saranno protagoniste di una rinascita più veloce, sostenibile e duratura.
«Il vino è una bella storia italiana – ha detto il ministro Franceschini – e, insieme alle altre eccellenze, è la motivazione di un viaggio, al centro del turismo esperienziale, quello del futuro. Di questo forse non c’è una consapevolezza a livello nazionale, che invece c’è localmente. C’è l’orgoglio che si manifesta in tante iniziative e feste delle tradizioni locali, con la possibilità di un cambio di saperi tra le generazioni. Noi puntiamo proprio anche alla valorizzazione dei borghi, che raccontano la storia, nonché al recupero di casali abbandonati».
Serve organizzazione e visione univoca
Sulla necessità di una maggiore organizzazione tra le istituzioni si è soffermato il ministro Garavaglia. «Il ministero del Turismo – ha detto- ha un onere da portare avanti e dobbiamo sfruttare l’opportunità che ci offre questo settore perché non abbiamo ancora un piano strategico per l’enogastronomia. Consideriamo questo libro un seme da cui partire per mettere tutto a sistema, consapevoli della nostra potenzialità, e oggi la sfida è di chi va più veloce».
Servono nuove politiche d’impatto
Per il ministro delle Politiche Agricole Patuanelli «il vino non è solo un comparto che funziona, ha anche bisogno di sostegno e la nostra priorità è la sostenibilità non solo ambientale ma etica e sociale perché nel vino c’è il passato, il presente e il futuro del nostro Paese. Le eccellenze non sono soltanto i nostri 600 vitigni ma anche chi li trasforma fino alla bottiglia e se la digitalizzazione è stata amplificata dalla pandemia poi il turista vorrà sempre visitare i luoghi, con un rapporto visibile, umano. Questi tempi hanno avuto l’effetto di acceleratore della percezione di nuove possibilità e dobbiamo imparare a fare nuove politiche di impatto».
Tanti concetti utili per riportare in Italia gli stranieri
Cibo e vino possono dunque essere la chiave di volta di un ritorno del turismo internazionale, che ha subìto una brusca frenata con le limitazioni agli spostamenti. L’enoturismo nell’anno del Covid19 ha fatto riscoprire agli italiani il turismo di prossimità, ma le presenze nazionali sono solo una piccola parte di un pubblico ben più ampio a cui si era abituati in tempi pre-epidemia. Non mancano in questo volume sulla storia dell’enoturismo e sul suo inquadramento concettuale e normativo i concetti utili per riportare velocemente in Italia i turisti europei prima e, con la ripresa dei voli, gli americani e gli asiatici in esperienze sempre più diffuse e destagionalizzate